Capitolo La crosta terrestre: minerali e rocce

I minerali

Un minerale è una sostanza naturale solida, con due caratteristiche fondamentali: una composizione chimica ben definita (o variabile entro ambiti ristretti) e una disposizione ordinata e regolare degli atomi che la costituiscono, fissa e costante per ogni tipo di minerale.

I minerali sono in genere di origine inorganica, ma vengono considerati minerali anche sostanze come i carboni, gli idrocarburi e l’ambra, la cui formazione passa attraverso processi biologici.

3.1 La composizione chimica dei minerali

I minerali che costituiscono la crosta terrestre sono formati dalla combinazione degli stessi elementi chimici che si ritrovano in tutto l’Universo. Alcuni minerali, come l’oro e l’argento, sono formati da un solo tipo di elemento, ma la maggior parte sono il risultato della combinazione di più elementi, legati tra loro in un composto chimico.

Non tutti gli elementi chimici noti in natura hanno però la stessa importanza nella composizione dei minerali della crosta terrestre. La tabella ►1 riassume l’ordine di abbondanza, in percentuale, dei principali elementi chimici nella crosta di tipo continentale, cioè della parte di crosta terrestre che corrisponde alle terre emerse e alla loro prosecuzione sotto il mare fino a comprendere gran parte della scarpata continentale. I dati sono stati ottenuti dall’analisi di numerosi campioni raccolti in tutte le aree continentali, sia in superficie sia fino a una certa profondità. La tabella mostra che oltre il 98% in peso della crosta è formato da soli 8 elementi, con netta prevalenza dell’ossigeno e del silicio che, da soli, costituiscono il 75% della crosta terrestre continentale.

Il resto della crosta terrestre, la parte più ampia, che si estende sotto gli oceani e che è detta per questo oceanica, è composta dagli stessi elementi, ma in proporzioni diverse, e ciò ha portato a composti chimici differenti e, quindi, a minerali diversi. Crosta continentale e crosta oceanica sono, quindi, profondamente diverse, a partire dalla natura delle rocce che le costituiscono. 

Tabella 1 Composizione media della crosta dei continenti espressa come abbondanza relativa dei principali elementi chimici che vi compaiono.
ElementoSimboloPercentuale in peso
Ossigeno (O) 46,6
Silicio (Si) 27,7
Alluminio (Al) 8,1
Ferro (Fe) 5,0
Calcio (Ca) 3,6
Sodio (Na) 2,8
Potassio (K) 2,6
Magnesio (Mg) 2,1
Tutti gli altri elementi 1,5
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glossario

Pendio sottomarino che raccorda il bordo esterno della piattaforma continentale (area che si estende in mare sino a una profondità di circa 200 m e che inizia immediatamente al di là della linea che costituisce il confine delle terre emerse) con il fondale oceanico (−4000 m). Solitamente inclinata di 2-4°, è incisa da ripidi solchi scavati dalle correnti sottomarine, cariche di detriti, e dalle frane sottomarine.


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3.2 La struttura cristallina dei minerali

Quasi tutti i minerali hanno una struttura cristallina, cioè un’«impalcatura» di atomi regolare e ordinata. Da questa struttura invisibile si origina la forma esterna del minerale, che è invece ben visibile e altrettanto regolare e che viene chiamata abito cristallino o cristallo. Un cristallo, quindi, è un solido geometrico con facce, spigoli e vertici che si originano per la crescita progressiva, atomo dopo atomo per miliardi di volte, di una struttura tridimensionale elementare di dimensioni infinitesime. Ogni volta che un minerale può accrescersi senza ostacoli si sviluppa in cristalli singoli, perfettamente formati. Se invece la crescita è ostacolata per lo sviluppo contemporaneo di altri cristalli, ne risulta una massa di individui fittamente aggregati, nei quali non è possibile riconoscere l’abito cristallino senza opportuni strumenti.

La struttura interna di un cristallo di un qualunque minerale è quindi caratterizzata da una disposizione degli atomi nello spazio che si ripete a intervalli regolari lungo più direzioni. La struttura tridimensionale che così si realizza viene genericamente chiamata reticolo cristallino e si presenta come allineamenti regolari di atomi.

Lungo queste file regolari gli atomi, della stessa natura o di natura diversa, si susseguono a distanze fisse e sono separati da spazi vuoti (figura ►4). L’esempio riportato in figura si riferisce alla struttura cristallina del minerale salgemma, che corrisponde al composto chimico cloruro di sodio. In questo caso le file regolari di atomi sono orientate nello spazio secondo tre direzioni tra loro ortogonali, tanto da disegnare delle minuscole celle di forma cubica (con un atomo in ogni vertice).

L’esistenza di atomi diversi per dimensioni e struttura elettronica dà origine a reticoli cristallini diversi. Anche le forme degli abiti cristallini, di conseguenza, sono molteplici e spesso complesse, ma tutte rispondono a leggi di simmetria che governano l’organizzazione reticolare estesa in modo indefinito nello spazio. Senza entrare in dettaglio nel complesso ma affascinante campo della Cristallografia, ricordiamo che le distribuzioni possibili di atomi nello spazio per formare un minerale non sono infinite: diversi abiti cristallini risultano così distribuiti in 32 differenti «classi», ognuna delle quali è caratterizzata da una o più forme cristalline semplici (cubi, prismi, piramidi).

In una medesima classe, forme semplici possono risultare combinate in numerose forme cristalline composte. 

Figura 4. Struttura del <em>salgemma</em>.
Figura 4. Struttura del salgemma.openQui a lato, la posizione nello spazio degli ioni Na+ e Cl- è indicata in modo schematico da sferette che occupano i vertici di cubi ideali, alternandosi regolarmente lungo i filari. A sinistra, le sfere rappresentano le corrette dimensioni relative dei due tipi di ioni (1 Å, ångström = 10-10 m). (Il tratteggio mette in evidenza i filari ideali lungo i quali gli atomi si allineano con regolarità.)

glossario

Proprietà di sistemi formati da più parti (oggetti, insiemi di elementi), in cui sussiste un ordine tra i vari elementi nello spazio tale per cui, rispetto a un riferimento (punto, piano, asse), vi sia corrispondenza di posizione. In pratica è una ripetizione senza variazione dell’orientamento

Per esempio, se immaginiamo di «tagliare» un cubo lungo una superficie parallela a una delle facce e passante per il centro, otteniamo due metà simmetriche: quella superficie ideale viene indicata come piano di simmetria.


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3.3 Proprietà fisiche dei minerali

La composizione chimica e l’abito cristallino sono le caratteristiche fondamentali di un minerale; ad esse si associano però altre proprietà fisiche, che aiutano nel suo riconoscimento.

  • La durezza è la proprietà di resistere all’abrasione o alla scalfittura e dipende dalla forza dei legami reticolari. Questa viene misurata in base alla scala di Mohs, una successione determinata di 10 minerali, ciascuno dei quali può scalfire le facce del minerale che lo precede nella scala e viene invece scalfito dal minerale che lo segue (tabella ►2).
  • La sfaldatura è la tendenza di un minerale a rompersi per urto secondo superfici piane, parallele a una o più facce dell’abito cristallino. Essa dipende dalla diversa forza dei legami tra gli atomi nelle diverse direzioni entro il cristallo. Un cristallo di salgemma, per esempio, si sfalda lungo le superfici che formano tra loro angoli diedri di 90 gradi, per cui i frammenti che ne risultano sono tutti di forma cubica (figura ►5).
  • La lucentezza (figura ►6) misura il grado in cui la luce viene riflessa dalle facce di un cristallo e si distingue in:
    • metallica, tipica di sostanze che assorbono totalmente la luce e che risultano opache;
    • non metallica, tipica dei corpi più o meno trasparenti.
  • Il colore è una proprietà molto evidente, ma meno diagnostica di altre.

I minerali idiocromatici sono minerali che presentano sempre lo stesso colore (ad esempio: il lapislazzulo è sempre turchino; la malachite verde; il cinabro rosso ecc.)

I minerali allocromatici sono minerali che presentano colori diversi a seconda delle impurità chimiche rimaste incluse nel reticolo durante la sua formazione o per certi «difetti» in alcuni punti del reticolo (ad esempio: il quarzo e molte pietre preziose; si riveda la figura 6B).

  • Un’altra caratteristica importante dei minerali è la densità (massa per unità di volume; nel Sistema Internazionale si misura in kg/m3). Essa dipende dall’addensamento di atomi nel reticolo, per cui il suo valore è significativo anche per l’identificazione dei minerali. Ma la densità dipende anche dalla pressione: variazioni di densità provocate da variazioni di pressione influiscono per esempio sul modo in cui nei minerali e nelle rocce si propagano le onde elastiche, come sono quelle associate ai terremoti; vedremo più avanti come, nello studio della struttura interna della Terra, si faccia riferimento anche a questa particolare proprietà.
Tabella 2 Scala di Mohs.
MineraleNumeri della scala
Talco 1
Gesso 2
Calcite 3
Fluorite 4
Apatite 5
Ortoclasio 6
Quarzo 7
Topazio 8
Corindone 9
Diamante 10
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Figura 5. Un cristallo di salgemma.
Figura 5. Un cristallo di salgemma.openMostra il tipico abito cristallino cubico: se il cristallo venisse frantumato, i singoli frammenti assumerebbero, per sfaldatura, forme cubiche altrettanto perfette. (32,5.) (Da Fotoatlante dei minerali e rocce, Zanichelli, Bologna, 1984)
Figura 6. Esempi di lucentezza e colore nei minerali.
Figura 6. Esempi di lucentezza e colore nei minerali.open

A. Tipica lucentezza metallica del minerale pirite (un solfuro di ferro), dal caratteristico colore giallo-ottone; è perfettamente riconoscibile anche l’abito cristallino (un solido con dodici facce pentagonali). Questo campione, ingrandito 1,5 volte, proviene da Rio Marina, nell’Isola d’Elba.

B. Un esempio di lucentezza non metallica (di tipo vitreo) in una delle numerose varietà cromatiche del quarzo, un tipico minerale allocromatico: ametista, dallo Stato del Guerrero (Messico); grandezza naturale. (Da Fotoatlante dei minerali e rocce, Zanichelli, Bologna, 1984)


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3.4 La classificazione dei minerali

Per potersi orientare tra le circa 4000 tra specie e numerosissime varietà di minerali oggi note è necessario ricorrere a una classificazione che tenga conto delle caratteristiche fondamentali dei minerali:

  • struttura del reticolo cristallino (che dà origine all’abito cristallino);
  • composizione chimica.

Le unità base di questa classificazione sono le specie minerali, ognuna delle quali comprende tutti gli individui minerali che hanno lo stesso tipo di reticolo strutturale e composizione chimica uguale (o variabile entro limiti ben precisi).

Uno schema molto semplificato di questa classificazione è riportato nella tabella ►3, nella quale i minerali sono distribuiti in 8 classi (alle quali si aggiunge una nona classe per le sostanze organiche). A parte la prima classe, che comprende gli elementi nativi (che formano cristalli con un solo tipo di elemento), tutte le altre raccolgono ossidi e sali «costruiti» intorno a una serie di anioni.

Non tutte le specie di minerali oggi note hanno la stessa importanza nella composizione della crosta terrestre; le specie veramente abbondanti sono una ventina ed è dalla loro combinazione che prendono origine le rocce.

Il gruppo più diffuso e numeroso di minerali è quello dei silicati. Essi sono costituiti essenzialmente da ossigeno e silicio, i due elementi chimici più abbondanti nella crosta, che si combinano tra loro per formare diverse strutture di base, alle quali si aggiungono vari altri elementi. I minerali che ne risultano costituiscono da soli l’80% dei materiali della crosta terrestre. I silicati rappresentano per il mondo inorganico l’analogo dei composti del carbonio per il mondo organico per la varietà di strutture che vi si incontrano.

La chiave di tale varietà è nel modo in cui il silicio attrae a sé (coordina) l’ossigeno: ogni ione silicio coordina 4 ioni ossigeno e il gruppo silicatico [SiO4]4- che ne risulta ha la forma tridimensionale di un tetraedro (figura ►7).

Ma i tetraedri possono anche legarsi direttamente tra di loro, originando catene di tetraedri oppure lamine e reticoli tridimensionali, secondo un processo detto polimerizzazione (ben noto nel campo dei composti organici del carbonio).

I cationi che più frequentemente si legano alle strutture silicatiche sono il sodio, il potassio, il calcio, il magnesio, il ferro (ferroso e ferrico). Diverso, invece, è il comportamento dell’alluminio, che può sostituire parte del silicio nei tetraedri, originando così gli alluminosilicati, molto importanti perché comprendono, tra gli altri, i feldspati, il gruppo più numeroso dei minerali della crosta terrestre.

In base al diverso modo di legarsi tra loro dei tetraedri, i silicati si suddividono in quattro gruppi, la cui struttura è schematizzata nella figura ►8, nella quale sono riportati anche i nomi dei minerali più rappresentativi e più diffusi in ogni gruppo.

I minerali non silicatici sono invece molto meno abbondanti, ma tutt’altro che trascurabili, se non altro perché comprendono molti minerali di rilevante importanza economica.

Nella costituzione di rocce, i soli di una certa importanza sono i minerali carbonatici, formati dall’anione (CO3)2- legato a uno o più cationi. I minerali più comuni sono la calcite, CaCO3, e la dolomite, CaMg(CO3)2, che sono i componenti essenziali delle rocce sedimentarie carbonatiche (calcàri e dolòmie). Abbastanza frequenti sono anche minerali come il salgemma, NaCl, e il gesso, CaSO4 · 2H2O (solfato di calcio idrato) che si formano per precipitazione chimica a seguito dell’evaporazione di acqua salata, come quella del mare.

Tabella 3 Classificazione dei minerali.
Classe Ioni prodotti Esempio
Elementi nativi Nessuno rame, Cu
Solfuri e composti simili Ione solfuro: S22 e anioni simili pirite, FeS2
Ossidi e idrossidi O22 OH2 ematite, Fe2O3 brucite, Mg(OH)2
Alogeni Cl2, F2, Br2, I2 salgemma, NaCl
Carbonati e composti simili CO3 22 calcite, CaCO3
Solfati e composti simili SO4 22 e anioni simili barite, BaSO4
Fosfati e composti simili PO4 32 e anioni simili apatite, Ca5F(PO4)3
Silicati (per dettagli si veda la figura 8) SiO4 42 pirosseni, MgSiO3
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Figura 7. Struttura del tetraedro [SiO<sub>4</sub>]<sup>4–</sup>.
Figura 7. Struttura del tetraedro [SiO4]4–.open

A. Rappresentazione schematica, con il catione Si41 che coordina quattro anioni O22 (linee a tratteggio sottili); la struttura tridimensionale è messa in evidenza dalle linee in rosso che delineano la forma del tetraedro.

B. Il tetraedro è disegnato rappresentando gli ioni con sfere di adeguate dimensioni relative; il catione Si41, molto più piccolo, è completamente racchiuso nello spazio che rimane tra i quattro grandi anioni O22 fra loro a contatto.

Figura 8. Strutture cristalline dei principali silicati, rappresentate attraverso i diversi modi in cui i tetraedri [SiO<sub>4</sub>]<sup>4-</sup> possono legarsi tra loro per mezzo di <em>ossigeni-ponte</em>.
Figura 8. Strutture cristalline dei principali silicati, rappresentate attraverso i diversi modi in cui i tetraedri [SiO4]4- possono legarsi tra loro per mezzo di ossigeni-ponte.openI tetraedri si ripetono in modo regolare, in una o più direzioni nello spazio, spesso con estensione indefinita (un processo noto come polimerizzazione), mentre vari tipi di cationi possono entrare a far parte di queste strutture unendosi agli ossigeni. Le diverse forme dei polimeri influiscono sulla forma dei cristalli che ne derivano: gli inosilicati, per esempio, sono in genere allungati, i fillosilicati sono lamellari e così via.

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3.5 Come si formano i minerali

I minerali sono il risultato di una serie di reazioni chimico-fisiche che si possono riassumere nel processo di cristallizzazione, cioè nel passaggio da un insieme di atomi disordinati a porzioni di materia rigorosamente ordinata.

Ogni specie minerale dipende, perciò, dalle caratteristiche dell’ambiente naturale in cui si forma: temperatura, pressione e concentrazione dei diversi elementi chimici presenti. La presenza di un minerale, quindi, fornisce informazioni sull’ambiente di formazione della porzione di crosta terrestre che lo contiene. Vediamo quali sono i principali processi di formazione di un minerale.

  • Cristallizzazione per raffreddamento di un materiale fuso (per esempio la lava eruttata da un vulcano). Gli atomi o i gruppi di atomi si aggregano per formare i reticoli cristallini tipici dei composti chimici che possono formarsi a seconda della natura del fuso.
  • Precipitazione  da soluzioni acquose calde in via di raffreddamento. Al diminuire della temperatura, si formano via via cristalli di specie mineralogiche diverse, a seconda della composizione chimica della soluzione.
  • Sublimazione di vapori caldi. Le esalazioni vulcaniche, per esempio, possono determinare la formazione di cristalli su superfici relativamente fredde vicine alla zona di fuoriuscita dei vapori (figura ►9).
  • Evaporazione di soluzioni acquose, soprattutto acque marine.
  • Attività biologica, che porta alla costruzione di gusci o apparati scheletrici.
  • Trasformazioni allo stato solido di minerali già esistenti prodotte da variazioni di temperatura o di pressione (o di entrambe). Tali variazioni generano profondi cambiamenti e danno origine a specie mineralogiche diverse da quelle di partenza: sono diffuse soprattutto in profondità, entro la crosta.

 

Figura 9. Cristalli di zolfo formatisi per sublimazione.
Figura 9. Cristalli di zolfo formatisi per sublimazione.openLa fuoriuscita di vapori forma delle cristallizzazioni in una solfatara nell’isola di New Britain, in Papua-Nuova Guinea. (R. Dirscherl/Corbis).

quesiti

  1. Che cos’è un minerale? Quali sono le caratteristiche fondamentali di un minerale?
  2. Che cosa si intende per cristallo?
  3. Elenca e descrivi brevemente le principali proprietà fisiche di un minerale.
  4. Che caratteristiche hanno i minerali silicatici? E quelli non silicatici?
  5. Quali processi danno origine ai minerali?

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Approfondimento

Cristalli, un mondo di fantasie geometriche e di colori

Sono stati scoperti circa 4000 minerali, diversi per composizione chimica, che si presentano come cristalli, cioè con l’aspetto di solidi geometrici delimitati da superfici piane poligonali. Ma, come abbiamo già detto, non tutte le forme solide che la fantasia potrebbe immaginare si ritrovano in natura, e questo perché gli atomi o i gruppi di atomi che si uniscono tra loro nel processo di cristallizzazione (paragrafo 3.4) possono assumere solo determinate posizioni reciproche, governate da rigorose leggi fisiche. Infatti, gli atomi che si combinano vengono mantenuti uniti da legami chimici, la cui forma e intensità dipende dalla nube di elettroni che circonda il nucleo dell’atomo, per cui il contatto tra due atomi non può avvenire a caso in punti qualsiasi della loro superficie. Per esempio, quando si forma una molecola di acqua (H2O) due atomi di idrogeno si «collegano» a un atomo di ossigeno, ma possono farlo solo mantenendo tra loro un angolo di circa 105°, per cui la molecola assume una forma a V (figura ►10).

Senza entrare in altri dettagli, ricordiamo che, nel processo di cristallizzazione, le particelle (atomi o gruppi di atomi) che si combinano per formare un composto chimico sono «costrette» a legarsi tra loro non a caso, ma formando catene lungo direzioni rettilinee ben precise, che prendono il nome di filari. Come esempio, rivediamo la figura 4: nella formazione del cloruro di sodio (salgemma), gli atomi di cloro e di sodio si alternano lungo filari che identificano tre direzioni tra loro perpendicolari. Ne risulta una struttura tridimensionale, un reticolo, che si può pensare come formato da una ideale cella cubica (delineata da pochi atomi e per il resto vuota), che si ripete in modo simmetrico nelle tre direzioni dello spazio. Il risultato è il cristallo cubico di figura 5. In altri composti gli atomi si organizzano in filari che formano tra loro angoli diversi da 90° e questo porta a forme diverse. D’altra parte, minerali con diversa composizione chimica possono cristallizzare con la stessa forma: la fluorite (fluoruro di calcio, CaF2) forma cristalli cubici, come il salgemma.

Questa disposizione interna ordinata è stata messa in evidenza con tecniche sempre più potenti, fino all’uso del microscopio elettronico a trasmissione ad alta risoluzione (HRTEM), che permette ingrandimenti di milioni di volte della struttura interna dei cristalli (figura ►11).

Tanti filari di atomi paralleli identificano una superficie e le superfici adiacenti sono tenute «incollate» tra loro da legami chimici. Ogni faccia di un cristallo corrisponde alla superficie più esterna di quante se ne sono accumulate lungo la stessa direzione fino al momento dell’arresto della crescita. Filari estesi in direzioni diverse danno origine a facce del cristallo che si incontrano lungo uno spigolo: l’angolo tra due facce in posizione analoga, per un determinato minerale, è costante in tutti gli individui di quella specie mineralogica.

I rigorosi vincoli nella costruzione dei reticoli, dovuti alle caratteristiche chimico-fisiche dei composti che cristallizzano (legate, in ultima analisi, alla struttura dei singoli atomi) fanno sì che nei reticoli stessi si verifichino condizioni di diffusa simmetria (figura ►12). La simmetria è una caratteristica comune nel mondo inorganico, ma anche in quello organico (come la simmetria bilaterale nel corpo umano).

La presenza di precisi motivi di simmetria nel corso della formazione di un cristallo fa sì che un determinato minerale cristallizzi sempre con il medesimo tipo di poliedri e che minerali con diverso tipo di legami tra gli atomi che li compongono cristallizzino in forme poliedriche diverse. La simmetria interna di un reticolo cristallino si manifesta, quindi, nella simmetria esterna, riconoscibile nelle forme regolari dei cristalli ben sviluppati. Gli studiosi di Cristallografia hanno individuato 32 classi di simmetria, ognuna caratterizzata da un diverso tipo di simmetria, che corrisponde a forme diverse tra loro per numero e forma delle facce, per gli angoli tra le facce stesse e così via. Tutti i minerali noti si distribuiscono in una o l’altra di tali classi.

Questi brevissimi cenni dovrebbero aiutarci a comprendere il mondo multiforme dei cristalli, ma vale la pena di aggiungere un’altra «complicazione». Come abbiamo visto, i cristalli posseggono una struttura interna regolare e ordinata, ma i diversi piani e direzioni che si possono individuare all’interno dei loro reticoli mostrano differenze nella distribuzione degli atomi, e questo porta come conseguenza che le caratteristiche di un cristallo possano variare a seconda della direzione che si considera. Aiutiamoci con un esempio.

In molti cristalli, come abbiamo già visto, gli atomi si legano lungo tre direzioni tra loro perpendicolari. Il reticolo che si sviluppa ha una forte simmetria, tanto che i singoli atomi, ripetendosi a intervalli regolari lungo le tre direzioni, in realtà si trovano allineati anche lungo altre direzioni, per cui si «materializzano» altri filari, che individuano altre superfici (figura ►13). Come si vede dalla figura, certe superfici presentano una maggiore densità di «nodi», cioè di particelle, altre densità minore: questo si traduce in diversa velocità di accrescimento lungo direzioni differenti. In genere, le superfici con minor densità di nodi crescono più velocemente (nella figura 13 è il caso della superficie formata da soli ioni sodio): ma le facce a crescita più rapida, con il procedere della crescita scompaiono, eliminate letteralmente dalla costruzione delle facce a crescita più lenta, che sono più stabili. Come si vede nell’esempio di figura ►14, alla fine prevale e rimane stabile la forma del cubo e la crescita si fa più lenta, con la stessa velocità per tutte le facce, equivalenti (nella figura B sono quelle del cubo, con maggiore densità di nodi, che corrispondono sia a ioni di sodio che di cloro). La forma iniziale, l’ottaedro, e quella finale, il cubo, sono forme semplici, ma nello sviluppo del cristallo possono combinarsi insieme e dare forme composte, ovviamente compatibili con lo stesso tipo di simmetria.

Figura 10. Schema della struttura di una molecola di acqua, con l’angolo di legame di circa 105°.
Figura 10. Schema della struttura di una molecola di acqua, con l’angolo di legame di circa 105°.openLa distribuzione finale della nube elettronica fa sì che la molecola risulti polarizzata, come indicato nello schema.
Figura 11. Immagine ottenuta con un <em>microscopio elettronico ad alta risoluzione</em> (HRTEM) del reticolo di un cristallo di biotite (un silicato di potassio, con ferro e magnesio).
Figura 11. Immagine ottenuta con un microscopio elettronico ad alta risoluzione (HRTEM) del reticolo di un cristallo di biotite (un silicato di potassio, con ferro e magnesio).openLe linee scure orizzontali rappresentano allineamenti di ioni di ferro e di magnesio, associati al silicio. Le aree chiare rappresentano zone a bassa densità elettronica. Ingrandito circa 10 milioni di volte. (Il cristallo macroscopico è simile a quello della muscovite, visibile in figura 8.)
Figura 12. Esempi di simmetria.
Figura 12. Esempi di simmetria.open

A. Immagine speculare prodotta da un piano di riflessione.

B. Simmetria su un piano: disegno di tre lucertole che si ripete uguale ogni 120° intorno a un asse che emerge dal piano della pagina in corrispondenza del punto di contatto tra le tre teste.

Figura 13. Schema del reticolo del salgemma.
Figura 13. Schema del reticolo del salgemma.open

vedi anche figura 4 Qualsiasi piano parallelo alla faccia del cubo è composto per metà da ioni sodio (in azzurro) e per metà da ioni cloro (in verde). Ma se si taglia un vertice del cubo come in figura, si osservano piani composti da soli ioni sodio alternati a piani con solo ioni cloro. Questi due tipi di facce hanno diversa densità di nodi: come è stato dimostrato, i piani con minor densità di particelle crescono più rapidamente di altri, perché richiedono un numero minore di particelle per unità di area. Le conseguenze nello sviluppo del cristallo sono mostrate in figura 14.

Figura 14. Effetto della diversa velocità con cui crescono superfici di un cristallo differenti per densità di nodi.
Figura 14. Effetto della diversa velocità con cui crescono superfici di un cristallo differenti per densità di nodi.open

A. Da una piccola forma iniziale a ottaedro (otto facce, orientate come la superficie messa in evidenza nella figura 13, formate da un solo tipo di particella, indicate in giallo) si passa a un cristallo più grande, a forma di cubo (facce in rosso), cambiando la forma esterna attraverso vari stadi. Le facce dell’ottaedro crescono più velocemente, ma quelle del cubo, più lente, si allargano fino a far sparire le altre.

B. Il processo è messo in evidenza con una sezione trasversale del cristallo fatta ai diversi stadi: le frecce sono vettori di crescita, che indicano la direzione di crescita più veloce; le facce sono i tratti perpendicolari alle frecce e, come si vede, scompaiono nello stadio 4. Gli stadi 2 e 3 mostrano combinazioni delle due forme che si osservano se lo sviluppo del cristallo si arresta.


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