Le nuove frontiere delle biotecnologie
Le biotecnologie sono sicure per l’uomo e per l’ambiente?
L’uso delle biotecnologie, soprattutto applicate all’agricoltura, ha suscitato fin da subito perplessità e opposizioni, le cui ragioni sono economico-politiche, filosofiche, ma anche più propriamente scientifiche. Tra queste ultime, si possono segnalare:
- la possibilità di immissione di allergeni nella catena alimentare;
- la possibilità di aumento della resistenza di patogeni naturali a determinati antibiotici o altre sostanze;
- le conseguenze su specie diverse da quelle desiderate;
- la diminuzione della biodiversità.
Riguardo agli allergeni, chi si oppone agli OGM sostiene che inserire geni estranei in un organismo potrebbe causare reazioni allergiche legate alla specie da cui provengono i geni estranei inseriti nel genoma dell’ospite.
Riguardo all’induzione di effetti indesiderati di resistenza, sappiamo che alcune piante GM permettono di ridurre l'uso dei diserbanti grazie all’inserimento nel loro genoma di un gene che conferisce resistenza ai pesticidi; se tale gene si trasmettesse da una pianta coltivata a un’erbaccia che cresce nelle vicinanze, si genererebbe un’infestante capace di prosperare anche nelle aree trattate con diserbanti. Il problema non è soltanto teorico, dato che il «trasferimento laterale» di geni è un meccanismo ben noto.
È stato fatto presente un altro problema sempre legato alla coltivazione degli OGM: sappiamo che alcune piante GM sono resistenti ai parassiti grazie a un gene ricavato dal batterio Bacillus thuringensis, che consente di produrre una tossina letale per gli insetti ma innocua per gli esseri umani. Tali tossine, tuttavia, potrebbero causare gravi danni anche alle popolazioni di insetti utili, come gli impollinatori.
In merito alla biodiversità, la questione è che l’uso di coltivazioni standardizzate, con poche specie ultraselezionate e uguali in tutto il mondo (cosa che peraltro già si verifica con le sementi selezionate) è una condizione di per sé instabile, che espone a rischi potenzialmente gravi.
Per placare tali dubbi ci sono diverse possibilità. La scelta più radicale è la messa al bando degli OGM, mentre un approccio meno drastico potrebbe prevedere:
- l’utilizzo sotto stretto controllo, con aree delimitate per la coltivazione di OGM:
- una serie di precise norme sull’etichettatura;
- l’incentivazione di biotecnologie sicure e rispettose dell’ambiente.
A proposito di quest’ultimo punto, l’Unione Europea sovvenziona da anni programmi di ricerca che studiano la possibilità di un utilizzo «dolce» delle biotecnologie.