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Charles Darwin e la nascita dell’evoluzionismo moderno

Darwin utilizzò la selezione artificiale come modello per spiegare la selezione naturale

Nel suo viaggio Darwin rimase colpito dalla strana miscela di differenze e somiglianze che esisteva tra le specie viventi; ma non meno importante fu per lui cogliere la grande variabilità morfologica presente all’interno di ciascuna specie. Questa intuizione è tra le più brillanti di Darwin e quella più spesso sottovalutata.

Naturalmente tutti gli individui appartenenti a una data specie hanno moltissimi caratteri comuni, dato che vengono classificati insieme, eppure è altrettanto vero che sono diversi l’uno dall’altro. Possiamo quindi dire che in ogni specie esiste una variabilità individuale che è preesistente all’azione dell’ambiente e non è frutto di un adattamento. Tale variabilità, inoltre, è del tutto casuale. Per alcune specie, come quelle batteriche, è difficile vedere questa variabilità, ma per le specie che conosciamo meglio (come il gatto domestico, Felis catus) è evidente che la specie è formata da individui ciascuno dei quali è differente da tutti gli altri.

La variabilità all’interno di una specie, secondo Darwin, è fondamentale per l’evoluzione. Partendo dall’osservazione che, nonostante la prole tenda ad assomigliare ai genitori, in molti organismi i figli non sono identici né fra loro né a chi li ha generati, Darwin ipotizzò che la probabilità degli individui di sopravvivere e riprodursi dipendesse proprio da quelle leggere differenze. Per verificare la validità della sua ipotesi, Darwin seguì due strade piuttosto insolite per i naturalisti dell’epoca: chiese informazioni sul loro lavoro a tutti gli allevatori che riuscì a contattare e si mise egli stesso ad allevare piccioni (▶figura 7).

In realtà ambedue le scelte erano ispirate da un’unica intuizione: se i cambiamenti delle specie naturali sono difficili da osservare, perché non studiare i cambiamenti indotti dall’uomo sulle specie domestiche? In altre parole, egli si rivolse allo studio della selezione artificiale operata dagli allevatori sulle specie che l’uomo tiene con sé per adattarle alle proprie esigenze, allo scopo di chiarirsi i meccanismi attraverso i quali cambiamenti simili avvengono in natura, senza che nessuno li guidi.

Figura 7
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Piccioni prodotti mediante selezione artificiale

Charles Darwin allevava piccioni e in tale contesto notò che forze simili erano all’opera nella selezione artificiale e in quella naturale. I piccioni mostrati qui rappresentano soltanto alcune fra le oltre 300 varietà che sono state selezionate artificialmente dagli allevatori per evidenziare le diverse qualità di caratteri come colore, taglia e distribuzione delle penne.

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