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Charles Darwin e la nascita dell’evoluzionismo moderno

Darwin lavorò per vent’anni accumulando prove a sostegno della propria teoria

Darwin stesso era ben conscio dei pericoli derivanti dal possibile fraintendimento delle sue teorie. Anche per questi scrupoli, tra le sue prime intuizioni e la pubblicazione de L’origine delle specie passarono oltre vent’anni; sarebbero potuti essere anche di più se un altro naturalista britannico, Alfred Russel Wallace (1823-1913), non avesse comunicato a Darwin di essere giunto indipendentemente a elaborare una teoria simile alla sua.

Si è discusso molto su questa coincidenza, ma quel che è certo è che i due scienziati si accordarono, da perfetti gentlemen, per esporre congiuntamente le loro scoperte, nel 1858. A questo punto, Darwin fu praticamente costretto a pubblicare L’origine delle specie, che risultò un vero e proprio successo editoriale.

Darwin aveva già acquistato un’ottima fama con altri lavori, per esempio sull’origine delle barriere coralline e sulla classificazione di alcuni gruppi di molluschi; altri suoi saggi successivi risultarono altrettanto importanti, soprattutto quello sull’origine dell’uomo e sulla selezione sessuale (di cui parleremo in seguito), ma il suo nome rimase per sempre legato a questo testo, sia per le conseguenze che il saggio ebbe nell’ambito della biologia, sia per la grande eco che suscitò in tutta la società.

Va specificato però che Darwin nei suoi scritti non usò mai il termine evoluzione nel senso moderno; piuttosto, in un paio di passaggi, egli fece ricorso al termine come sinonimo di sviluppo, secondo una consuetudine allora diffusa. Quel che oggi chiamiamo evoluzione, Darwin lo definiva discendenza con modificazioni; questo termine, molto meno suggestivo, è in realtà più corretto, perchè suggerisce una lenta storia di cambiamenti. Il motore principale di questi cambiamenti è la selezione naturale, e il risultato è quello che chiamiamo adattamento.


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