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Charles Darwin e la nascita dell’evoluzionismo moderno

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Il contributo di Thomas Malthus alla teoria di Darwin

Nel formulare la propria teoria dell’evoluzione Darwin trasse ispirazione dalla lettura, nel 1838, del Saggio sul principio della popolazione dell’economista Thomas Malthus. La tesi sostenuta da Malthus in questa sua opera è che, per quanto rapidamente crescano i mezzi di produzione e di sostentamento, le popolazioni umane crescono più in fretta; quindi, a meno di non intervenire per controllarne lo sviluppo, è inevitabile che i mezzi per sopravvivere finiscano per scarseggiare. Infatti, secondo Malthus i mezzi di sostentamento crescono in progressione aritmetica (1, 2, 3, 4…), mentre la popolazione cresce in progressione geometrica (1, 2, 4, 8…) e, dunque, molto più rapidamente.

Darwin rimase folgorato da questa intuizione, che non gli interessava per le sue implicazioni socio-politiche, ma per interpretare un apparente paradosso riscontrabile in tutte le popolazioni. Tutte le specie infatti tendono a riprodursi in modo da crescere con grande rapidità; ne L’origine delle specie, Darwin calcola che, anche con una stima molto prudente, da una singola coppia di elefanti nell’arco di 500 anni dovrebbero derivare 15 milioni di elefanti, un numero esorbitante. Perché ciò non accade?

Darwin si rese conto che la pressione esercitata dall’ambiente su una specie portava alla morte di una grande percentuale di individui, molto maggiore di quanto potesse sembrare; questa azione non era esercitata soltanto dai predatori o dalle malattie, ma soprattutto dalla limitatezza delle risorse (cibo, acqua, territorio). Questo lo condusse a chiedersi: quale, tra gli individui di una data specie, sopravvive e arriva a riprodursi? La risposta, come vedremo, è «il più adatto».


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