Capitolo

La teoria evolutiva e il concetto di specie

Quale significato danno i biologi alla parola specie? Non è semplice rispondere a questa domanda, perché le specie non sono qualcosa di fisso e definito, bensì il risultato di processi evolutivi che si dispiegano nel tempo. Nello studiare questi processi, i biologi cercano una risposta a più domande: come si fa a riconoscere e descrivere una specie? Come si formano le specie nel tempo? In che modo le specie restano separate? Come vedremo, la definizione di specie varia in relazione alla domanda che di volta in volta affrontiamo.

L’aspetto consente di identificare la specie in molti casi, ma non sempre

Gli esperti di un particolare gruppo di organismi, come le farfalle o le orchidee, di solito sanno distinguere le diverse specie presenti in una certa zona semplicemente guardandole. Se esistono le guide al riconoscimento degli uccelli, dei mammiferi, degli insetti o delle piante è perché in generale l’aspetto di una specie si mantiene relativamente costante anche a grande distanza geografica.

Più di 200 anni fa, il biologo svedese Carl Linnaeus (o Linneo) propose il sistema binomiale di nomenclatura, ancora oggi in uso. Linneo descrisse centinaia di specie utilizzando il concetto di specie morfologica, secondo cui appartengono a una data specie tutti gli organismi di aspetto uguale tra loro e diverso da quello di altre specie. Gli organismi di una stessa specie possono, tuttavia, mostrare un aspetto anche molto differente. Per queste ragioni i biologi di solito non si accontentano del concetto di specie morfologica e cercano un fondamento più affidabile.

Come vedremo nelle prossime pagine, il concetto di specie più adottato oggi è quello di specie biologica proposto nel 1940 da Ernst Mayr: le specie sono gruppi di popolazioni naturali realmente o potenzialmente interfecondi e riproduttivamente isolati da altri gruppi analoghi (▶figura 1).

I termini «realmente» e «potenzialmente» sono elementi importanti della definizione: «realmente» vuol dire che gli individui vivono nella stessa area e si incrociano, «potenzialmente» significa che gli individui non vivono nella stessa area e quindi non possono incrociarsi, ma è legittimo pensare che se si incontrassero lo farebbero. Questa definizione di specie, sebbene non si possa applicare agli organismi che si riproducono per via asessuata, è quella più comunemente adottata.

Le specie classificate da Linneo corrispondono quasi sempre a quelle individuate sulla base del concetto di specie biologica per una semplice ragione: i membri di molti gruppi classificati come specie su base morfologica si somigliano perché condividono gran parte degli alleli responsabili della loro struttura corporea. Queste somiglianze genetiche rendono loro possibile generare una prole feconda quando si accoppiano.

Figura 1
Figura 1open

Il concetto di specie

A prima vista tutte le zebre sembrano appartenere alla stessa specie. In realtà nella savana ne coesistono due: la zebra di Burchell (A) e la zebra di Grévy (B). Le due specie hanno aspetto e abitudini differenti.

Capitolo

La teoria evolutiva e il concetto di specie

Le specie si formano nel tempo

I biologi evoluzionisti considerano le specie come rami di un albero della vita. Ogni specie ha una sua storia che inizia con un evento di speciazione e termina con l’estinzione oppure con un secondo episodio di speciazione con cui la specie iniziale dà origine a due specie figlie.

La speciazione pertanto è il processo con cui una specie si suddivide in due o più specie figlie, che da quel momento in poi si evolvono secondo linee distinte. In genere si tratta di un processo graduale (▶figura 2) per cui spesso due popolazioni si trovano a vari stadi del processo di trasformazione in specie nuove. In questi casi, decidere se gli individui appartengono alla specie A o alla specie B non serve a nulla; invece è importante conoscere i processi che portano alla separazione di una specie in due specie diverse.

Una componente importante del processo di speciazione è l’instaurarsi dell’isolamento riproduttivo: se in una popolazione gli individui si accoppiano fra loro, ma non con gli individui di altre popolazioni, si viene a costituire un gruppo ben definito, all’interno del quale i geni si ricombinano. Si tratta cioè di un’entità evolutiva indipendente, un ramo distinto dell’albero della vita. Secondo la definizione di specie proposta da Mayr, l’isolamento riproduttivo è il criterio più importante per il riconoscimento delle specie. Ma come si originano le specie?

Figura 2
Figura 2open

La speciazione può essere un processo graduale

In questo schema, la divergenza genetica tra due popolazioni separate comincia prima che si evolva una incompatibilità riproduttiva.

Capitolo

La teoria evolutiva e il concetto di specie

Per saperne di più

Conspecifici ma diversi

Il criterio morfologico non è sempre utile per distinguere una specie dall’altra. Ecco i motivi principali per cui ciò accade.

Il dimorfismo sessuale

Maschi e femmine sono diversi tra loro e queste differenze svolgono un ruolo essenziale nelle modalità di riproduzione e di cura della prole. Un esempio può essere quello del pesce combattente del Siam (▶figura A), i cui maschi esibiscono colori sgargianti e pinne appariscenti con cui attraggono le femmine, che invece hanno colorazioni neutre e pinne normali.

La differenza tra forme adulte e forme immature

In molti casi, le forme larvali o giovanili differiscono tanto dagli adulti da renderne difficile l’identificazione. È questo il caso delle larve di anguilla (Anguilla anguilla) che solo alla fine dell’Ottocento furono riconosciute per ciò che erano realmente (▶figura B).

Un diverso ruolo all’interno della specie

È il caso di insetti sociali, come le termiti o formiche, tra le quali regine, soldati e operaie hanno aspetto nettamente differente. In alcuni casi, basta addirittura che un organismo cresca in condizioni differenti perché assuma un aspetto assai diverso. Come nel caso degli alberi di faggio (Fagus sylvatica) che crescono isolati o all’interno di un bosco.

Figura A
Figura Aopen

Dimorfismo sessuale

L’aspetto del maschio (a sinistra) e della femmina (a destra) è notevolmente diverso nel pesce d’acqua dolce Betta splendens.
Figura B
Figura Bopen

Larva e adulto

Per molto tempo non si era capito che le larve (a sinistra) e gli adulti (a destra) delle anguille appartenessero alla stessa specie.


sul libro: pag

preferenze

carattere

colori: