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Il ciclo cellulare

Una cellula rimane vitale e funzionante finché non si divide oppure muore. Se invece si tratta di un gamete (cellula uovo o spermatozoo), vive fintanto che non si fonde con un altro gamete. Il tempo che trascorre prima che una cellula si divida non è costante, ma varia in relazione al compito della cellula all’interno dell’organismo e alla fase di sviluppo che si considera. Alcuni tipi di cellule, come i globuli rossi del sangue, maturando perdono del tutto la capacità di dividersi; altri tipi, come le cellule di un embrione in via di sviluppo, si dividono molto rapidamente.

Il ciclo cellulare: una visione d’insieme

Il ciclo cellulare è l’insieme degli eventi compresi tra la formazione di una cellula e la sua divisione in due cellule figlie ed è costituito da due fasi: l’interfase e la fase mitotica o fase M (▶figura 5). Tra una divisione e l’altra, cioè per la maggior parte del tempo, la cellula eucariotica si trova nella condizione di interfase: durante questo periodo, la cellula svolge un’intensa attività metabolica e aumenta le proprie dimensioni. Durante la fase mitotica si verificano invece la mitosi e la citodieresi.

Figura 5
Figura 5open

Il ciclo cellulare degli eucarioti

Il ciclo cellulare eucariotico comprende due fasi: la fase mitotica o fase M, durante la quale si realizzano la divisione del nucleo e quella del citoplasma, e un lungo periodo di crescita chiamato interfase. Nelle cellule capaci di dividersi, l’interfase viene a sua volta suddivisa in tre sottofasi (G1, S e G2).

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Il ciclo cellulare

L’interfase comprende tre sottofasi

Una cellula vive il proprio ciclo e poi si divide in due; il continuo ripetersi di tale processo è quindi una fonte costante di nuove cellule. Tuttavia, anche nei tessuti impegnati in una crescita rapida, le cellule passano gran parte del tempo in interfase; in un dato momento soltanto una piccola percentuale di cellule sarà impegnata nella divisione.

L’interfase comprende tre sottofasi, chiamate G1, S e G2. Durante la sottofase S (S sta per sintesi) la cellula duplica il proprio DNA. Il periodo che va dalla fine di una mitosi fino all’inizio della fase S si chiama sottofase G1 (da gap, «intervallo» in inglese). Un secondo intervallo, la sottofase G2, separa la fine della sottofase S dall’inizio della fase M del ciclo cellulare, che come abbiamo detto comprende la mitosi e la citodieresi (vedi ▶figura 5). Vediamo in dettaglio gli eventi dell’interfase:

La sottofase G1.

In questo stadio i cromosomi non si sono ancora duplicati e la cellula si prepara alla fase S. La durata di G1 varia ampiamente in relazione al tipo di cellula; alcune cellule embrionali in rapida divisione la saltano del tutto, mentre altre cellule possono rimanere allo stadio G1 per settimane o anni. In molti casi, tali cellule entrano in uno stato di riposo chiamato G0; per spingere una cellula ad abbandonare G0 e riprendere il ciclo cellulare da G1 sono necessari speciali segnali.

La sottofase S.

Durante il passaggio da G1 a S per la cellula scatta l’obbligo di dividersi (e quindi di intraprendere un nuovo ciclo cellulare). Nel corso della sottofase S si completa il processo di duplicazione del DNA, che descriveremo nel ▶capitolo B3. Le due molecole di DNA che compongono ciascun cromosoma restano unite insieme in attesa di essere poi equamente distribuite tra due nuove cellule.

La sottofase G2.

A questo punto la cellula compie i preparativi per la mitosi, attraverso la sintesi delle proteine necessarie.


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Il controllo del ciclo cellulare

In che modo la cellula decide qual è il momento giusto per entrare nella fase S oppure nella fase M? Gli esperimenti effettuati sui mammiferi dimostrano l’esistenza di diverse sostanze che controllano questi passaggi.

I passaggi da una fase all’altra (per esempio dalla fase G1 a S) dipendono dall’attivazione di alcuni enzimi chiamati chinasi ciclina-dipendente o Cdk. Questi enzimi catalizzano la fosforilazione di particolari proteine-bersaglio, cioè il trasferimento di un gruppo fosfato dall’ATP alla proteina:

La fosforilazione modifica la carica elettrica della proteina e ne cambia anche la forma e la funzione. Queste modifiche sono importanti per dare il via alle fasi del ciclo cellulare.

Le Cdk non agiscono da sole: per diventare attive, esse devono legarsi a un secondo tipo di proteina, chiamata ciclina. È il complesso ciclina-Cdk ad agire da proteina-chinasi e a indurre il passaggio dalla sottofase G1 alla sottofase S. Poi la ciclina si dissocia e la Cdk torna ad essere inattiva.

In altre parole, i complessi ciclina-Cdk funzionano da «posti di blocco»: qui avviene il controllo dell’avanzamento del ciclo cellulare per stabilire se si può passare alla tappa successiva. Esistono posti di blocco in diversi altri punti del ciclo cellulare; per esempio, alla fine della fase S c’è un posto di blocco per controllare che la duplicazione del DNA sia completa: se non lo è, il ciclo si interrompe prima di passare alla mitosi.

Il cancro è il risultato di una divisione cellulare anomala; pertanto, è abbastanza normale che nelle cellule tumorali i controlli del tipo ciclina-Cdk risultino danneggiati. Per esempio, in alcune forme di tumore alla mammella a crescita rapida si riscontra un’eccesiva quantità di una specifica ciclina, la ciclina D, che stimola eccessivamente le Cdk attivando la divisione cellulare. Al contrario un’altra proteina, chiamata p53, impedisce la divisione nelle cellule normali stimolando la sintesi di un inibitore delle Cdk chiamato p21. Oltre la metà dei tumori umani presenta un p53 difettoso, da cui deriva la mancanza di controlli nel ciclo cellulare. Le proteine che, come p21 e p53, bloccano il ciclo cellulare prendono il nome di soppressori tumorali.

Il legame con la ciclina attiva gli enzimi Cdk
Il legame con la ciclina attiva gli enzimi CdkopenIl legame con una ciclina cambia la struttura tridimensionale di una molecola Cdk inattiva, trasformandola in una proteina chinasi.

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I fattori di crescita e la divisione cellulare

I complessi ciclina-Cdk offrono alle cellule un meccanismo di controllo interno sul loro avanzamento lungo il ciclo cellulare. Tuttavia, non tutte le cellule di un organismo completano con regolarità il ciclo cellulare; alcune non lo completano per nulla, oppure lo compiono lentamente e si dividono di rado. Per far sì che queste cellule si dividano, occorre stimolarle con segnali chimici esterni chiamati fattori di crescita. Per esempio, quando ci tagliamo un dito ed esce il sangue, attorno alla ferita si ammassano degli speciali frammenti cellulari, chiamati piastrine, che avviano la coagulazione del sangue. Le piastrine producono e secernono una proteina, detta fattore di crescita di derivazione piastrinica, che si diffonde alle cellule della pelle e le stimola a dividersi e a contribuire al rimarginarsi della ferita.

Altri fattori di crescita sono le interleuchine, sostanze prodotte da un tipo di globuli bianchi del sangue, che stimolano la divisione cellulare di altre cellule importanti per le difese immunitarie dell’organismo. L’eritropoietina, prodotta dai reni, stimola invece la divisione delle cellule del midollo osseo e la produzione di globuli rossi. Inoltre, molti ormoni favoriscono la divisione di specifici tipi di cellule.

I fattori di crescita agiscono legandosi alle rispettive cellule bersaglio mediante specifici recettori, situati sulla superficie della cellula. Il legame è specifico e scatena nella cellula bersaglio certi eventi che danno inizio al ciclo cellulare. Le cellule tumorali hanno spesso un’attività proliferativa anomala, o perché producono da sole i propri fattori di crescita o perché non hanno più bisogno di essi per iniziare il ciclo.

Il sangue
Il sangueopenIn questa fotografia ottenuta al microscopio elettronico a scansione (SEM) si vedono le cellule presenti in un campione di sangue umano: i globuli rossi, o eritrociti, dalla caratteristica forma biconcava (in rosso), i globuli bianchi, o leucociti, che sono meno numerosi e sferici (in giallo), e le piastrine più piccole ma molto importanti per la coagulazione del sangue (in rosa).

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