Capitolo

I geni che si spostano: plasmidi e trasposoni

Per certi versi, il genoma potrebbe essere paragonato a un archivio o a un database informatico in cui le cellule conservano le loro informazioni genetiche. Le singole informazioni sono collocate in luoghi specifici, dove vengono opportunamente elaborate e recuperate quando serva. In realtà, in molti casi, esistono parti di questo archivio genetico che si trovano separate dalla struttura principale; certe sue parti (certi file, se vogliamo) possono spostarsi al suo interno e addirittura copiare se stesse per replicarsi in altri punti. Vediamo ora a cosa corrispondono questi elementi genetici mobili.

I plasmidi sono piccoli cromosomi mobili

In aggiunta al cromosoma principale, molti batteri ospitano cromosomi circolari più piccoli, definiti plasmidi. Normalmente i plasmidi contengono poche dozzine di geni; tuttavia, essi possiedono un’origine della duplicazione (ori, la sequenza in corrispondenza della quale ha inizio la duplicazione del DNA) e ciò consente di considerarli cromosomi (▶figura 8).

Di regola i plasmidi si duplicano in contemporanea con il cromosoma principale; possono però trasferirsi da una cellula all’altra durante la coniugazione, portando nuovi geni nel batterio ricevente. Dal momento che i plasmidi hanno un’esistenza indipendente dal cromosoma principale, non c’è bisogno che si ricombinino con esso perché i loro geni possano aggiungersi al genoma della cellula ricevente.

Esistono diversi tipi di plasmidi, classificabili in base al tipo di geni che contengono. Alcuni codificano enzimi catabolici, altri rendono possibile la coniugazione, altri ancora hanno l’effetto di difendere la cellula dall’azione degli antibiotici:

  • I fattori di fertilità o plasmidi F rendono possibile la coniugazione. Questi plasmidi possiedono circa 25 geni, tra cui quelli che codificano per le proteine dei pili sessuali e del tubo di coniugazione. Una cellula contenente un plasmide F viene indicata come F+ e può trasferire una copia del plasmide F a una cellula F, trasformandola in F+. Talvolta il plasmide F si può integrare nel cromosoma principale; in tal caso, trasferendosi da una cellula all’altra attraverso il tubo di coniugazione, può portare con sé anche parte del cromosoma principale.
  • I plasmidi metabolici possono conferire insolite capacità metaboliche alle cellule che li contengono. Per esempio, alcuni batteri possono crescere sugli idrocarburi, utilizzandoli come fonte di carbonio. I geni che codificano gli enzimi coinvolti nella demolizione degli idrocarburi sono portati dai plasmidi (▶figura 9).
  • I fattori di resistenza, definiti anche plasmidi R, portano geni che codificano proteine capaci di demolire o alterare gli antibiotici. Ogni plasmide R porta uno o più geni che conferiscono la resistenza a particolari antibiotici, oltre ai geni che rendono possibile la coniugazione. Per quanto è dato sapere, i plasmidi R che conferiscono antibiotico-resistenza esistevano già molto tempo prima della scoperta e dell’utilizzo degli antibiotici. Tuttavia, pare che in tempi recenti siano diventati molto più frequenti, probabilmente perché l’uso massiccio di antibiotici negli ospedali ha portato alla selezione di ceppi portatori di questi fattori.
Figura
                        8
Figura 8open

Il trasferimento di geni mediante plasmidi

Quando i plasmidi penetrano in una cellula mediante coniugazione, i loro geni possono essere espressi nella cellula ricevente.
Figura 9
Figura 9open

I plasmidi possono contenere geni che conferiscono nuove capacità metaboliche

I batteri della specie Pseudomonas putida sono in grado di acquisire plasmidi che conferiscono loro la capacità di degradare composti aromatici, tra cui gli idrocarburi; il più studiato è il plasmide TOL, che ha dimensioni di 115 kb (1 kb o kilobase corrisponde a 103 paia di basi). Questi batteri vengono usati per risanare le zone contaminate da fuoriuscite di petrolio.

Capitolo

I geni che si spostano: plasmidi e trasposoni

La nostra salute

L’antibiotico-resistenza

La resistenza agli antibiotici costituisce una seria minaccia per la nostra salute; il problema è aggravato dall’uso improprio che si fa di questi farmaci.

Ti sarà capitato di rivolgerti al medico per un mal di gola, che poteva essere di origine virale o batterica. Il modo migliore per accertare la causa della malattia sarebbe stato fare un tampone faringeo, metterlo in coltura e identificare gli eventuali batteri presenti. In caso di esito positivo, il laboratorio avrebbe eseguito un test per individuare l’antibiotico più efficace contro i batteri (l’antibiogramma che vedi nella ▶figura).

Forse però non avevi voglia di aspettare il tempo necessario per conoscere l’esito dell’esame, e hai chiesto al medico di darti qualcosa. Il medico ti ha prescritto un antibiotico, tu l’hai preso e il mal di gola col tempo è passato, così hai pensato che l’antibiotico abbia fatto effetto.

Ma supponiamo che l’infezione fosse stata di natura virale. In questo caso l’antibiotico non avrebbe fatto nulla di positivo contro l’infezione, che se ne sarebbe andata semplicemente seguendo il suo decorso normale. Potrebbe però aver fatto qualcosa di negativo: agendo sui batteri normalmente presenti nel tuo organismo, potrebbe aver selezionato quelli contenenti fattori R. Questi batteri, capaci di sopravvivere e riprodursi anche in presenza di antibiotici, presto sarebbero diventati molto numerosi; tu continueresti a ospitarli nell’organismo e magari anche a trasmetterli alle altre persone.

Alla prossima infezione batterica, il tuo organismo avrebbe già pronta una riserva di ceppi resistenti, dotati di fattori R da trasmettere ai batteri infestanti, e la terapia antibiotica potrebbe risultare inefficace.

L’acquisizione della resistenza agli antibiotici da parte di batteri patogeni costituisce un esempio di evoluzione in atto. Negli anni immediatamente successivi alla loro scoperta, nel secolo scorso, gli antibiotici furono estremamente efficaci nella lotta alle malattie che avevano afflitto l’umanità per millenni, come il colera, la tubercolosi e la lebbra. Ma, con il passare del tempo, gli antibiotici hanno finito per «selezionare» i batteri creando ceppi quasi impossibili da debellare.

open

L’antibiogramma

Il test permette di valutare se un batterio, in questo caso Staphylococcus aureus, è sensibile a un determinato antibiotico. Diversi antibiotici (i dischetti bianchi) sono testati su un terreno di coltura che ospita le colonie batteriche, di colore giallo. L’alone trasparente attorno al dischetto indica che il batterio è sensibile all’antibiotico; negli altri casi, le colonie batteriche continuano a estendersi colorando di giallo il terreno di coltura.

Capitolo

I geni che si spostano: plasmidi e trasposoni

I trasposoni: geni che «saltano» nel cromosoma

Come abbiamo visto, i plasmidi o i virus possono funzionare da «vettori di trasporto» per spostare brevi porzioni di DNA da una cellula batterica all’altra. Esiste anche un altro meccanismo per il «trasporto genico»: alcuni frammenti di DNA, denominati trasposoni, sono in grado di spostarsi all’interno del genoma andando a inserirsi in un punto diverso dello stesso o di un altro cromosoma.

Questo meccanismo consente di spostare alcuni geni all’interno di una singola cellula. In molti casi il loro inserimento produce effetti fenotipici perché, se avviene all’interno di un gene, ne distrugge l’integrità (▶figura 10A).

Alcuni trasposoni sono sequenze relativamente brevi di 1000-2000 coppie di basi. Sequenze di questo tipo si trovano in numerosi siti del cromosoma principale di E. coli. In un tipo di trasposizione, il trasposone si duplica indipendentemente dal resto del cromosoma; la copia va poi a inserirsi in un’altra sede dello stesso cromosoma. Gli enzimi necessari per questo inserimento sono codificati da geni situati sul trasposone stesso. In altri casi, i trasposoni vengono tagliati via dal loro sito originario e inseriti in un’altra sede senza prima essersi duplicati. Trasposoni di grosse dimensioni possono portare con sé uno o due geni batterici (▶figura 10B) aumentando così la variabilità genetica.

Figura 10
Figura 10open

Un trasposone

I trasposoni possono essere costituiti solo da una breve sequenza di DNA (chiamata anche elemento trasponibile), oppure contenere al loro interno uno o più geni.

Capitolo

I geni che si spostano: plasmidi e trasposoni

Per saperne di più

Coltivare batteri in laboratorio

Colture geneticamente pure di Escherichia coli o di altri batteri possono crescere sulla superficie di un terreno nutrizionale minimo, contenente uno zucchero, minerali, una fonte di azoto come il cloruro di ammonio (NH4Cl) e un agente solidificante come l’agar.

Se il numero di cellule inoculate sul terreno è basso, ogni cellula darà origine a una colonia batterica isolata. Quando sul terreno viene inoculato un numero elevato di cellule, la loro crescita confluirà in uno strato superficiale continuo.

In una coltura di laboratorio, una popolazione di E. coli raddoppia ogni 20 minuti circa. Le tre tecniche illustrate nella ▶figura sono utilizzate in differenti applicazioni.

open

sul libro: pag

preferenze

carattere

colori: