Capitolo Gli atomi: il mondo quantico

L’atomo di idrogeno

1.9 Gli orbitali atomici

Le funzioni d’onda degli elettroni presenti nell’atomo si dicono orbitali atomici. I termini orbitale e orbita non vanno confusi; mentre l’orbita indica un percorso definito e prevedibile, l’orbitale è associato alla natura ondulatoria dell’elettrone stesso e l’informazione che racchiude è limitata alla densità di probabilità dell’elettrone punto per punto. Per farsi un’idea visiva di tale densità di probabilità si immagini una nube centrata nel nucleo. La densità della nube rappresenta la probabilità di trovare, in ogni suo punto, l’elettrone; quindi le regioni che appaiono più dense sono quelle in cui è più probabile rinvenire l’elettrone.

Risolvendo dettagliatamente l’equazione d’onda di Schrödinger, si trova che per specificare ciascuna funzione d’onda sono necessari tre numeri quantici (essendo l’atomo tridimensionale): n, l, e ml . Inoltre si trova anche che, per un atomo di idrogeno, le funzioni d’onda con lo stesso valore di n hanno la stessa energia a prescindere dal valore degli altri due numeri quantici.

Ci siamo già imbattuti in n, il numero quantico principale che specifica l’energia dell’orbitale (vedi le equazioni 6a e 6b). In un atomo monoelettronico tutti gli orbitali atomici di uguale valore di n hanno la medesima energia e appartengono al medesimo livello (o guscio) dell’atomo. Il nome guscio riflette il fatto che quando n aumenta, la regione di maggior densità di probabilità è come un guscio quasi vuoto di raggio crescente. Più grande è il numero del guscio più l’elettrone è lontano dal nucleo all’interno del guscio.

Il secondo numero quantico necessario per specificare un orbitale è l, il numero quantico di momento angolare orbitale, che può assumere i valori

l= 0, 1, 2, …, n− 1

Per un dato valore di n esistono n valori distinti di l. Per esempio con n = 3, l può assumere i valori 0, 1 o 2. Di conseguenza, gli orbitali di un livello di numero quantico principale n rientrano in n gruppi (ciascuno identificato da un diverso valore di l), che vengono definiti sottolivelli. Nel livello con n = 1 (l = 0) vi è un unico sottolivello, nel livello con n = 2 (l = 0 e 1) ve ne sono due, nel livello con n = 3 ve ne sono 3 (l = 0, 1 e 2), e così via. Tutti gli orbitali con l = 0 si chiamano  orbitali s , quelli con l = 1 si chiamano orbitali p , quelli con l = 2 si chiamano orbitali d e quelli con l = 3 si chiamano orbitali f :

Valore di l          0   1    2    3
Tipo di orbitale  s    p   d     f

Sono possibili valori di l ancora più elevati (corrispondenti a orbitali g, h, …), ma i chimici si servono nella pratica esclusivamente dei valori più bassi: 0, 1, 2 e 3.

Come il valore di n serve a calcolare l’energia di un elettrone, il valore di l serve a calcolarne un’altra proprietà fisica; come lascia intuire il nome (numero quantico di momento angolare orbitale), l dice quale sia il momento angolare orbitale dell’elettrone, una misura della velocità alla quale l’elettrone si muove intorno al nucleo.

Un elettrone di un orbitale s (un «elettrone s»), per il quale l = 0, possiede momento angolare orbitale zero: dobbiamo cioè immaginarlo non «circolante» intorno al nucleo, bensì semplicemente distribuito intorno a esso. L’elettrone associato a un orbitale p (l = 1) possiede momento angolare orbitale non nullo; si può quindi considerare che esso «circoli» intorno al nucleo. Un elettrone in un orbitale d (l = 2) ha momento angolare orbitale maggiore rispetto ai casi precedenti, uno in un orbitale f (l = 3) ancora maggiore, e così via.

Una caratteristica importante dell’atomo di idrogeno è che gli orbitali di un dato strato possiedono tutti la medesima energia, quale che sia il valore del loro momento angolare orbitale (dalle equazioni 6a e 6b si vede che nell’espressione dell’energia l non figura). Si dice che gli orbitali di uno stesso livello dell’atomo di idrogeno sono degeneri, ossia corrispondono alla stessa energia. Tale «degenerazione» vale soltanto per l’atomo di idrogeno e per gli ioni monoelettronici (come He+ e C5+).

Il terzo numero quantico necessario a specificare un orbitale è ml , il numero quantico magnetico, che distingue i singoli orbitali nell’ambito di uno stesso sottostrato. Esso può assumere i valori compresi tra +l e -l, incluso lo zero

ml = l, l - 1, …, -l

Per un dato valore di l sussistono quindi 2l + 1 valori di ml , quindi 2l + 1 orbitali per ogni sottolivello di numero quantico l. Per esempio, quando l = 1, ml = +1, 0, -1; dunque in un dato livello esistono tre orbitali p. In alternativa, si può dire che un sottolivello con l = 1 è costituito da tre orbitali.

La  gerarchia di livelli, sottolivelli e orbitali è quella riepilogata dalla figura 1.24 e dalla tabella 1.2. Ogni possibile combinazione dei tre numeri quantici specifica un orbitale. Per esempio, un elettrone nello stato fondamentale dell’atomo di idrogeno ha numeri quantici n = 1, l = 0, ml = 0. Essendo l = 0, la funzione d’onda dello stato fondamentale esemplifica l’orbitale s e si indica come 1s. Ciascun livello comprende un orbitale s, e a sua volta l’orbitale s di un livello a numero quantico n è detto orbitale ns

Gli  orbitali s sono definiti sfericamente simmetrici (figura 1.25). La densità di probabilità di un elettrone in un certo punto quando si trova in un orbitale 1s (densità che è data dal quadrato della funzione d’onda corrispondente) ha infatti distribuzione sferica intorno al nucleo.

In linea di principio la «nube» non si assottiglia mai fino ad annullarsi, anche quando la distanza dal nucleo è grandissima. Non esiste però praticamente alcuna probabilità di rinvenire l’elettrone a distanza di oltre 250 pm dal nucleo, per cui di fatto gli atomi sono piccolissimi. L’elettrone nell’orbitale s ha probabilità non nulla di trovarsi proprio nel nucleo.

Mentre il valore di ψ2 consente di prevedere la probabilità di trovare l’elettrone in una data regione alla distanza r dal nucleo, la funzione di distribuzione radiale consente di calcolare la probabilità che l’elettrone sia rinvenibile entro uno strato sottile di raggio r e spessore piccolissimo, a prescindere dalla direzione (figura 1.26).

La  funzione di distribuzione radiale relativa alla popolazione della Terra, per esempio, è zero fino a 6400 km dal centro della Terra, si innalza bruscamente e poi torna a declinare fin quasi a zero (per tener conto del piccolo numero di persone che vivono sui monti o volano sugli aeroplani).

Invece di rappresentare l’orbitale s in forma di nube, i chimici usano tracciarne la superficie limite, una superficie che comprende le regioni più dense della nube. Pur essendo più facile da rappresentare graficamente, la superficie limite non fornisce la migliore rappresentazione dell’atomo, il quale ha margini sfumati, e non netti come la superficie limite potrebbe lasciare intendere. Nonostante ciò, la superficie limite è molto utile, dal momento che la probabilità di rinvenire l’elettrone all’interno della superficie limite è molto elevata. L’orbitale s ha superficie limite sferica (figura 1.27), perché sferica è la nube elettronica. Gli orbitali s di energia superiore possiedono superfici limite sferiche di diametro maggiore e presentano anche una più complicata variazione radiale.

La superficie limite di un orbitale p ha due lobi (figura 1.28) contrassegnati con + e - a indicare che la funzione d’onda assume segno differente nelle due regioni. I due lobi di un orbitale p sono separati da una regione piana, che chiamiamo piano nodale, passante per il nucleo e per la quale ψ = 0. Su questo piano l’elettrone p, un elettrone che occupa un orbitale p, non si troverà mai. Tale differenza rispetto agli orbitali s scaturisce dal fatto che un elettrone appartenente a un orbitale p possiede momento angolare orbitale non nullo, che lo scaglia lontano dal nucleo.

Vi  sono tre orbitali p per ogni sottolivello, corrispondenti ai numeri quantici ml = +1, 0, -1. I chimici però usano riferirsi agli orbitali in base agli assi lungo i quali decorrono i lobi, per cui parlano di orbitali px , py e pz .

Un sottolivello di l = 2 è costituito da cinque orbitali d, ognuno dotato di quattro lobi, eccetto quello che si designa dZ2, la cui sagoma è più complicata (figura 1.29). Ancora di più lo è la sagoma dei sette orbitali f corrispondenti al sottolivello l = 3 (figura 1.30).

 Il numero totale degli orbitali presenti in un livello con numero quantico principale n è n2 e, per confermarlo, occorre ricordare che l assume n valori interi compresi tra 0 e n − 1, e che il numero degli orbitali di un sottolivello per un dato valore di l è 2l + 1. Per esempio, per n = 4 vi sono quattro sottostrati con l = 0, 1, 2, 3, costituiti rispettivamente da un orbitale s, tre orbitali p, cinque orbitali d e sette orbitali f.

Pertanto, nel livello con n = 4 esisteranno 1 + 3 + 5 + 7 = 16, ossia 42, orbitali (figura 1.31).

Concetto chiave

La posizione di un elettrone in un atomo è descritta da una funzione d’onda detta orbitale atomico; gli orbitali atomici si designano mediante i numeri quantici n, l e ml  e rientrano in livelli e sottolivelli, come è riepilogato nella figura 1.24.

Figura 1.30
Figura 1.30openI sette orbitali f  di uno strato (l = 3) hanno aspetto molto complesso, e nel testo non ne descriveremo la forma specifica; però la loro esistenza è importante per capire la tavola periodica, la presenza dei lantanidi e degli attinidi e le proprietà degli ultimi elementi del blocco d. Il colore più scuro indica i lobi positivi, il più chiaro quelli negativi.
Figura 1.29
Figura 1.29openLa superficie limite degli orbitali d è più complicata di quella degli orbitali s  o p. Esistono, infatti, cinque orbitali d  per ogni energia data; quattro di essi mostrano quattro lobi ciascuno, uno è leggermente differente. In ogni caso un elettrone che occupi un orbitale d  non verrà mai a trovarsi nel nucleo. Ci serviremo della colorazione per contraddistinguere gli orbitali d: rossa per i lobi positivi, arancione per quelli negativi.
Figura 1.28
Figura 1.28openEsistono tre orbitali p per ogni data energia, le cui superfici di contorno si sviluppano lungo gli assi ortogonali. Per indicare gli orbitali p faremo uso del colore giallo scuro per il lobo positivo e del giallo chiaro per quello negativo.
Figura 1.27
Figura 1.27openI tre orbitali di minima energia. Il modo più semplice di disegnare un orbitale atomico è ricorrere alla superficie limite, entro la quale sussiste una probabilità elevata (normalmente il 90%) di rinvenire l’elettrone. Per denotare gli orbitali faremo uso della colorazione azzurra. L’ombreggiatura dentro le superfici limite indica in modo approssimato la densità elettronica punto per punto.
Figura 1.26
Figura 1.26openGrafico della funzione di distribuzione radiale relativa agli orbitali 1s, 2s e 3s dell’idrogeno. Si noti che il raggio più probabile (corrispondente al massimo più elevato) aumenta con l’aumentare di n.
Figura 1.25
Figura 1.25openLa nube elettronica tridimensionale che corrisponde a un elettrone nell’orbitale 1s dell’idrogeno. La densità dell’ombreggiatura rappresenta la probabilità di rinvenire l’elettrone nei vari punti. Il grafico sovrapposto mostra come varia la probabilità al variare della distanza del punto dal nucleo, lungo un raggio qualunque.
Figura 1.24
Figura 1.24openL’organizzazione di strati, sottostrati e orbitali nell’atomo, insieme con i corrispondenti numeri quantici.

utile

È utile sapere che

Tra la designazione x, y, z degli orbitali e i valori di ml  non sussiste alcuna relazione diretta.

Tabella 1.2 I numeri quantici degli elettroni negli atomi
Nome Simbolo Valori Specifica Indica
Principale n 1, 2, … il livello la dimensione
Momento angolare orbitale* l 0, 1, …, n – 1 il sottolivello:
l = 0, 1, 2, 3, 4, ... s, p, d, f, g, …
la forma
Magnetico ml l – 1, …, –l gli orbitali di un sottolivello l’orientazione
Magnetico di spin** ms +1/2, –1/2 lo stato di spin il verso dello spin

*Si definisce anche numero quantico azimutale
**Il momento magnetico di spin verrà introdotto nel paragrafo successivo

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Figura 1.31
Figura 1.31openNel livello con n = 4 esistono 16 orbitali, e come vedremo ciascuno è capace di far posto a due elettroni per un totale di 32 elettroni.

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