Origine della vita e teorie evolutive
L’origine della vita sulla Terra
Louis Pasteur e la generazione spontanea
La maggior parte dei primi biologi, sin dai tempi di Aristotele, riteneva che gli esseri viventi più semplici (come i vermi, gli scarafaggi, le rane e le salamandre) potessero generarsi spontaneamente dalla polvere o dal fango; alcuni sostenevano, inoltre, che i roditori si formavano dal grano bagnato e che il pidocchio delle piante nasceva per condensazione di una goccia di rugiada.
Nel diciottesimo secolo Francesco Redi eseguì un famoso esperimento per verificare se fosse possibile la generazione spontanea delle larve di mosca; egli collocò della carne avariata in una serie di barattoli, alcuni chiusi da un coperchio, altri coperti da una garza e altri ancora lasciati completamente aperti, in questo modo riuscì a dimostrare che le larve nascevano solo nei barattoli in cui le mosche avevano potuto depositare le uova.
Nel diciannovesimo secolo gli scienziati non credevano più che gli organismi complessi potessero nascere spontaneamente; tuttavia, l’avvento del microscopio portò a una significativa ripresa dell’ipotesi della generazione spontanea per gli organismi più semplici, fino ad allora invisibili. Intorno al 1860 la controversia diventò così vivace che l’Accademia delle Scienze di Parigi offrì un premio per chi realizzasse esperimenti capaci di far luce sul problema. Il premio fu vinto nel 1864 dallo scienziato francese Louis Pasteur (1822-1895) i cui esperimenti ben progettati furono decisivi; Pasteur non si riferiva al problema generale della generazione spontanea nei suoi esperimenti, ma al fatto che essa potesse o meno avvenire in certe particolari condizioni. Gli esperimenti di Pasteur diedero una risposta solo a questo secondo problema, ma i risultati furono così importati che per molti anni pochissimi scienziati presero in considerazione la possibilità che, in condizioni del tutto diverse, quando la Terra era molto giovane, potesse essere avvenuta una forma di «generazione spontanea».