Origine della vita e teorie evolutive
Charles Darwin viene considerato il «padre» della teoria evolutiva
Smith mise in relazione le testimonianze fossili con gli strati rocciosi
Durante l’ultima parte del diciottesimo secolo nacque un rinnovato interesse per i fossili (figura 14). Nei secoli precedenti i fossili si collezionavano come curiosità, ma erano considerati o come stranezze della natura (come certe pietre che somigliano a conchiglie) o come prove di catastrofi naturali, quale il diluvio universale descritto nel Vecchio Testamento.
L’inglese William Smith (1769-1839) fu tra i primi a studiare in modo scientifico la distribuzione dei fossili. Dovunque andasse per lavoro, per esempio in una miniera, lungo un canale o semplicemente attraverso i campi, egli annotava l’ordine dei vari strati rocciosi (figura 15) e collezionava i fossili appartenenti a ogni strato. Alla fine stabilì che ogni strato, in qualunque parte dell’Inghilterra si trovasse, conteneva tipi caratteristici di fossili e che questi «fossili guida» rappresentavano il modo migliore per identificare un particolare strato in determinate zone geografiche.
Come il mondo di Hutton, anche quello osservato e descritto da Smith era chiaramente molto antico. Stava cominciando a verificarsi una rivoluzione nel campo della geologia; lo studio della Terra stava diventando anche uno studio del tempo e soprattutto dei cambiamenti, piuttosto che un semplice catalogo dei vari tipi di rocce. Di conseguenza, la storia della Terra diventò inseparabile dalla storia degli organismi viventi, come le testimonianze fossili portavano a pensare.