Aristotele
Il mondo fisico
I principi del mondo fisico
Una volta individuato l’oggetto dell’indagine fisica, si tratta di ricercarne i principi, cioè gli elementi o aspetti che lo determinano. Essi sono fondamentalmente quattro, vale a dire: a) due condizioni ontologiche, che riguardano gli enti fisici in sé stessi, ossia: a1) la materia o sostrato, intesa come elemento ricettivo e indeterminato che rende possibile l’assunzione di differenti determinazioni; a2) la forma come essenza, causa motrice e fine delle determinazioni; e b) due condizioni fenomeniche, che riguardano il movimento degli enti fisici, vale a dire: b1) l’autonomia cinetica, secondo cui gli esseri fisici hanno in sé stessi le condizioni che rendono possibile il movimento; b2) il divenire o la realizzazione del movimento, come sinonimo della trasformazione e dell’accrescimento di tutti gli esseri naturali. Vediamone ora più in dettaglio i caratteri.
a1. Prima condizione ontologica: la materia (hýle). La materia spiega innanzitutto l’esistenza nel mondo fisico di una causalità meccanica, irrazionale, legata alla necessità e al caso come conseguenze della presenza nei fenomeni di un substrato in eterno cambiamento. Nel mondo sensibile (Aristotele parla anche di una “materia intelligibile”, per esempio l’aspetto matematico degli enti concreti, che qui non consideriamo), la materia si presenta infatti sia come possibilità pura, causa della contingenza di tutto ciò che accade, sia come necessità, che corrisponde alla sua azione ateleologica, cioè “resistente” alla determinazione della forma. In generale, alla materia vanno ricondotte tutte le variazioni accidentali che distinguono un individuo da un altro (principio d’individuazione). Insieme alla possibilità pura, Aristotele ci parla anche di una materia sensibile pura o “prima” come principio materiale assoluto in sé e per sé, senza alcun attributo né determinazione.
a2. Seconda condizione ontologica: la forma (morphé, éidos). La presenza “fisica” della forma assimila la natura alla causa intelligente dell’arte, con l’unica differenza che, mentre la causa intelligente degli esseri naturali è interna, quella dei prodotti dell’arte è esterna. La forma, in quanto principio di organizzazione o “razionalizzazione” della materia, assume due aspetti: uno statico-essenziale, volto a indicare la determinazione del mondo sensibile, cioè la permanenza e la stabilità della natura nella sua compiutezza, e uno dinamico-funzionale, volto invece a indicare la causa efficiente e il fine che danno senso al movimento. Il secondo aspetto è in realtà subordinato al primo, così come il fine (entelécheia), che implica la realizzazione dell’essenza o della natura intrinseca di ciascun essere, vincola il dinamismo espresso da ogni causa efficiente (forza, movimento ecc.). In termini biologici: la fisiologia e il funzionamento dei corpi fisici sono subordinati alla morfologia, che esprime la loro conformazione strutturale.
b1. Prima condizione fenomenica: l’autonomia cinetica. Il movimento di ogni essere fisico è autonomo, non nel senso che abbia in sé ogni causa (le cause possono infatti essere anche “esterne”, cioè determinate da altri movimenti o forze), ma nel senso che le condizioni sono tutte già date nella sua “essenza” come sinolo (unione di materia e di forma). La natura non opera che per sé stessa e a partire da sé stessa.
b2. Seconda condizione fenomenica: il divenire. Il movimento è sempre mutamento o trasformazione, ossia, in generale, è un divenire qualcosa che nello stato precedente non si “è” o non si “possiede” come attributo. All’interno di questa caratterizzazione generale, che implica una connessione tra essere e non-essere come termini relativi, il movimento – similmente all’essere – assume molteplici significati 3.