Aristotele
Il mondo fisico
L’oggetto della fisica
La fisica o “filosofia seconda” ha come oggetto l’insieme dei fenomeni sensibili del mondo esterno, in quanto dotati di movimento e sottoposti al divenire. La sua radice è la stessa del termine phýsis (= natura), che Aristotele non intende più come ciò che, in generale, definisce l’ambito dell’oggettività, ma come l’oggettività materiale, caratterizzata dall’instabilità e dal mutamento. Essa fa parte delle scienze teoretiche assieme alla matematica e alla filosofia prima (cfr. lezione 32); il suo compito non è dunque solo quello di descrivere gli oggetti materiali, ma anche di individuarne i criteri di comprensione attraverso principi astratti.
Queste caratterizzazioni danno alla fisica aristotelica un’impronta ben precisa che possiamo esprimere nel modo seguente.
- Come scienza teoretica o “contemplativa”, l’indagine fisica sul mondo dei fenomeni non ha per Aristotele alcuna connotazione sperimentale, pratica o tecnica. Essa è anzi una scienza qualitativa di tipo analitico, che possiamo intendere come un’autentica metafisica o “ontologia” della natura a carattere finalistico. Ciò basta a distinguerla dalla fisica moderna di matrice galileiana, caratterizzata invece dallo sperimentalismo e dalla riduzione matematico-quantitativa dei concetti, corrispondentemente a una concezione antimetafisica e meccanicistica della natura.
- Al tempo stesso, proprio per il fatto di essere una scienza, la fisica in senso aristotelico implica una riabilitazione del mondo fenomenico e materiale, che non è più consegnato al non-essere (Parmenide) o ridotto all’apparenza sensibile del “vero” essere ideale (Platone), ma – sebbene in senso derivato – gode di una sua autonomia conoscitiva, determinata, appunto, dalla “natura” particolare degli oggetti sensibili, che ci vengono offerti tramite l’esperienza.
- Come metafisica della natura, la fisica ha in comune con l’ontologia i principi fondamentali dell’essere, i quali testimoniano in tal modo la loro onnipervasività o trascendentalità.
- Se il metodo dell’indagine fisica si avvale di ipotesi, esperienze, induzioni e descrizioni – in modo simile a come oggi siamo abituati a concepirle –, la spiegazione dei fenomeni è, invece, razional-deduttiva. Essa opera con una grande semplicità strutturale ed è dotata di un alto potere esplicativo, addirittura prossimo alla tautologia. Sono infatti l’intima “natura” delle cose, la loro “forma” e la loro costituzione intrinseca a determinare ciò che le cose sono e come possiamo conoscerle, non i concetti, le credenze o gli schemi intellettuali dell’uomo 1. Al contrario, dunque, di quello che in prima istanza può sembrare, la fisica aristotelica non è né antropomorfica né una semplice proiezione psicologica di pensieri soggettivi sul mondo. Il mondo fisico ha anzi per Aristotele una sua struttura logica e oggettiva che si proietta nell’ontologia 2. Una simile strutturazione logica conferisce alla natura materiale l’immagine di un grande edificio perfettamente simmetrico, sorretto dagli schemi sostanzialistici dell’atto e della potenza, della forma e della materia, dell’essenza e dell’accidente.