Aristotele
La suddivisione del sapere e le origini del problema metafisico. La “filosofia prima” e le quattro cause
Le quattro cause
Una volta esaminate e chiarite le definizioni di metafisica dal punto di vista formale, si tratta di prendere in considerazione i loro contenuti. Cominciamo dall’aitiologia o conoscenza causale. Tutti siamo in grado di sapere, per esperienza, che certi fenomeni si verificano e, dal punto di vista dell’utilità pratica, l’esperienza può avere molto successo, in quanto ci consente di riconoscere casi simili che abbiamo già vissuto in passato.
Ma l’esperienza è sempre limitata ai dati di fatto e all’individuo che la compie: cioè è particolare e soggettiva. Per avere una scienza oggettiva della realtà bisogna conoscere il perché, vale a dire le cause dei fatti. Solo la scienza delle cause può elevarci dal particolare all’universale. A tal fine, dobbiamo cercare di astrarre dall’esperienza sensibile quegli aspetti che non appartengono solo al mondo privato di ognuno di noi, ma che sono comuni a tutti.
I primi due aspetti che, per astrazione, possiamo ricavare dalla conoscenza causale di ogni cosa sono la forma (“causa formale”) e la materia (“causa materiale”): per esempio, l’uomo è materia (carne e ossa) e forma (anima, ragione e ogni elemento che “organizza” la materia in un determinato senso).
Materia e forma sono tuttavia cause “statiche”, cioè punti di vista che non lasciano intravedere la dimensione storica e temporale delle cose, in particolare degli esseri viventi; in una parola, esse non permettono di coglierne lo sviluppo, cioè l’origine, lo svolgimento e la risoluzione finale. A tal proposito, occorre assumere una prospettiva dinamica che metta in risalto sia la forza che ha originato il movimento generatore delle cose, sia la direzione in cui tale movimento si realizza e l’obiettivo a cui tende. Il primo aspetto corrisponde a ciò che Aristotele chiama la “causa efficiente”, invece il secondo alla “causa finale” o scopo del divenire; per esempio: i muscoli e i nervi sono la causa efficiente per cui si passeggia, mentre la salute o il desiderio di raggiungere la propria casa sono la causa finale 5, 6.
Riguardo alle quattro cause, si devono osservare le seguenti condizioni.
- Esse non si trovano tutte sullo stesso piano, ma la causa formale e quella finale sono più alte e nobili di quella materiale ed efficiente. Ciò dipende dal fatto che la loro conoscenza corrisponde all’essenza razionale della cosa, cioè alla sostanza. La necessità causale è pertanto la stessa necessità dell’essere sostanziale, per cui ciò che è non può essere diverso da come è. In altri termini, la forma e lo scopo definiscono il senso della realtà 7.
- All’interno di ogni principio causale, vi è sempre omogeneità tra la causa e l’effetto: i generi sono causa dei generi, le cose particolari delle cose particolari, le cose attuali delle attuali, le cose possibili delle possibili. Non ci può essere una causa che “salta” da un genere all’altro (per esempio, dal materiale al formale o “spirituale”).
- Le cause sono, al tempo stesso, principi di realtà (ontologici) e principi di intelligibilità (gnoseologici) delle cose. Nella misura in cui sono essenzialmente connesse alle cose, esse operano come una forza intrinseca e irresistibile a produrre le determinazioni del loro essere e del loro agire.