Da Mendel ai modelli di ereditarietà
In che rapporto stanno geni e cromosomi?
Le mappe genetiche
Se due loci si trovano vicini nel cromosoma, le probabilità che un crossing-over si verifichi proprio nel mezzo sono scarse; se invece i due loci sono lontani, esistono molti punti intermedi nei quali può avvenire un crossing-over. Questa situazione è una conseguenza del crossing-over: maggiore è la distanza fra due geni e più numerosi sono i punti del cromosoma nei quali può avvenire la rottura e la ricongiunzione dei cromatidi.
In una popolazione di cellule in meiosi, la percentuale che subisce ricombinazione fra due loci è maggiore se i loci sono lontani rispetto a quella di due loci vicini. Nel 1911, Alfred Sturtevant, allora laureando nel laboratorio di Morgan, si rese conto che questa semplice intuizione poteva servire per scoprire la posizione reciproca dei geni sul cromosoma.
Il gruppo di Morgan aveva stabilito le frequenze di ricombinazione per molte coppie di geni associati della drosofila. Sturtevant utilizzò questi valori per creare delle mappe genetiche che mostravano la disposizione dei geni lungo il cromosoma (▶figura 19). A partire dalla prima utilizzazione ad opera di Sturtevant, questo metodo è servito ai genetisti per mappare i genomi di procarioti, eucarioti e virus esprimendo le distanze fra geni in unità di mappa corrispondenti a una frequenza di ricombinazione di 0,01; questa unità è nota anche come centimorgan (cM), in onore del fondatore del laboratorio delle drosofile. La ▶figura 20 ti insegna a costruire una mappa genetica.
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