Capitolo Le forze e i moti

Il moto rettilineo uniformemente accelerato (forza costante)

Una pallina di piombo che cade sotto l’effetto della forza-peso è un esempio del secondo caso che vogliamo esaminare.

In un sistema di riferimento inerziale consideriamo quindi un oggetto, considerato come un punto materiale di massa m, che è soggetto a una forza \(\vec{F}\) costante in modulo, direzione e verso.

Dal secondo principio della dinamica consegue che il punto materiale in esame è soggetto a un’accelerazione

\[\vec{a}\;=\;\frac{\vec{F}}{m}\]

che, essendo il quoziente tra due costanti, è a sua volta un vettore costante.

Il movimento di un corpo che si muove sotto l’effetto della forza peso è caratterizzato da un vettore accelerazione che non cambia nel tempo. In generale, il moto di un oggetto dipende sia dalle forze che sono applicate a esso (cioè dalle accelerazioni che gli sono impresse), sia dalle condizioni in cui si trova all’inizio del moto (dette condizioni iniziali).

Nel caso dell’accelerazione costante è utile distinguere due casi, a seconda che il vettore velocità iniziale \({\vec{v}}_{0}\) del punto materiale sia:

  • nullo o parallelo al vettore accelerazione \(\vec{a}\);
  • obliquo rispetto al vettore accelerazione \(\vec{a}\).

 

Nel primo caso il punto materiale descrive un moto rettilineo uniformemente accelerato, che esaminiamo in questo paragrafo; nel secondo caso si ottiene un moto parabolico, a cui è dedicato il prossimo paragrafo.

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Capitolo Le forze e i moti

Il moto rettilineo uniformemente accelerato (forza costante)

La forma della traiettoria quando \({\vec{v}}_{0}\) e \(\vec{a}\) sono paralleli

Dalla definizione \(\vec a{\;\rm{ = }}\;\Delta \vec v/\Delta t\) si ottiene

\[\Delta \vec v\;{\rm{ = }}\;\vec a\Delta t\]
  • Quindi il vettore \(\Delta \vec v\) è uguale al prodotto del vettore \(\vec a\) per lo scalare positivo \(\Delta t\); di conseguenza i vettori \(\Delta \vec v\) e \(\vec a\) sono paralleli.

 

  • Ma anche \({\vec v_0}\) è parallelo ad \(\vec a\); allora ogni vettore velocità \(\vec v{\, \rm{ = }}\, {\vec v_0}{\, \rm{ + }}\, \Delta \vec v\), essendo la somma di due vettori paralleli ad \(\vec a\), è a sua volta parallelo al vettore accelerazione.

 

    In conclusione, anche ogni vettore spostamento \(\Delta \vec s\;{\rm{ = }}\;\vec v\Delta t\) generato da questi vettori velocità deve stare sulla stessa retta a cui appartengono \({\vec v_0}\) e \(\vec a\).

     

    Abbiamo così capito che,

    quando i vettori \({\vec v_0}\) e \(\vec a\) sono paralleli, il moto che si genera ha una traiettoria rettilinea, che ha la stessa direzione di questi due vettori.

    Lo stesso è vero se la velocità iniziale è nulla, come accade quando si lascia cadere una palla da ferma. In questo caso la traiettoria che si ottiene è parallela al vettore accelerazione.

    In entrambi i casi, per tutte le grandezze del moto non è necessario indicare la direzione, che è fissata, ma basta stabilire il valore e il verso. È per questo che nel moto rettilineo uniformemente accelerato la posizione, la velocità e l’accelerazione di solito non sono espresse da vettori, ma da numeri relativi:

    il modulo dà il valore della grandezza, il segno fornisce il verso.

    In particolare, un’accelerazione negativa indica che il valore della velocità sta diminuendo.

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    Il moto rettilineo uniformemente accelerato (forza costante)

    La legge della velocità nel moto rettilineo uniformemente accelerato

    Partiamo dall’espressione dell’accelerazione media:

    \[{a_m} = \frac{{{v_2} - {v_1}}}{{{t_2} -{t_1}}}\]
    • Poiché l’accelerazione è costante, poniamo \( {a}_{m}={a} \).
    • Il moto inizia all’istante t0 con una velocità di valore v0. Poniamo quindi t1 = t0, e sostituiamo t2 con un istante di tempo generico t. Inoltre v1 è la velocità iniziale, cioè v1 = v0, e al posto di v2 sostituiamo la velocità v posseduta dal corpo all’istante t.

    La formula precedente diventa allora

    \[ {a}={\frac{{v}-{v}_{0}}{{t}-{t}_{0}}} \]

    da cui si ricava l’espressione

    \[ {v}-{v}_{0}\;=\;{a}{\mathrm{(}}{t}-{t}_{0}{\mathrm{)}}\hspace{1em}\hspace{1em}\mathrm{\Rightarrow}\hspace{1em}\hspace{1em}{v}={v}_{0}+{a}{\mathrm{(}}{t}-{t}_{0}{\mathrm{)}} \]

    Abbiamo così ottenuto la legge più generale per la velocità nel moto rettilineo uniformemente accelerato. Ponendo nella seconda formula (come si fa di solito) t0 = 0 s, si trova la legge della velocità nella veste abituale:

    \[ v=v_{0} + at \]

    Come si vede nella figura 4, il grafico velocità-tempo associato a questa legge è una retta che interseca l’asse verticale delle velocità nel punto (0 s, v0). Così, la retta passa per l’origine soltanto se vale v0 = 0 m/s. In tal caso la formula precedente si riduce al caso particolare

    \[ v=at \]
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    Figura 4

    Grafico velocità-tempo per il moto rettilineo uniformemente accelerato con accelerazione negativa (moto decelerato).

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    Il moto rettilineo uniformemente accelerato (forza costante)

    La legge della posizione nel moto rettilineo uniformemente accelerato

    Nella scheda matematica che segue si dimostra che

    la distanza Δs percorsa da un punto materiale tra l’istante t1 e l’istante t2 è uguale all’area della parte di piano compresa tra l’asse delle ascisse, il grafico velocità-tempo e gli istanti di tempo t1 e t2 (figura 5).

    Nel caso del moto rettilineo uniformemente accelerato il grafico spazio-tempo è una retta che, in generale, non passa per l’origine.

    Se poniamo t1 = 0 s e t2 = t (istante di tempo generico), la figura 6 mostra che la parte di piano che fornisce la distanza Δs = ss0 è un trapezio rettangolo.

    Quindi la distanza Δs = ss0 percorsa dall’istante 0 s all’istante t è pari alla metà della somma delle due basi (base minore v0, base maggiore v = v0 + at) per l’altezza t:

    \[s - {s_0} =\frac{1}{2}\left[ {{v_0}+ ({v_0}+at)} \right] \times t = \frac{1}{2}t\,\left[ {2{v_0} + at} \right] = {v_0}t + \frac{1}{2}a{t^2}\]

    Dal primo e dall’ultimo termine di questa catena di uguaglianze si ottiene la formula che fornisce la posizione nel moto rettilineo uniformemente accelerato:

    \[s = {s_0} + {v_0}t + \frac{1}{2}a{t^2}\]

    Nel caso semplice in cui il punto materiale parte da fermo (v0 = 0 m/s) dall’origine delle posizioni (s0 = 0 m) la formula precedente si semplifica nella relazione:

    \[s=\frac{1}{2}a{t^2}\]

    Il grafico spazio-tempo relativo alla formula (6) è una parabola con vertice nell’origine (figura 7); quello della formula (5) è una parabola di forma generale.

    Nella vita quotidiana, un sassolino che cade dalla mano si muove di moto rettilineo con un’accelerazione costante a = g = 9,8 m/s2 (accelerazione di gravità).

     

    L’accelerazione g è generata dalla forza-peso costante (proporzionale alla massa inerziale) che agisce su tutti gli oggetti che si trovano in prossimità della superficie terrestre: per il secondo principio della dinamica, a una forza costante \(\vec F\) corrisponde un’accelerazione \(\vec a=\vec g\;{\rm{ = }}\;\vec F{\rm{/}}m\) costante.

    Così il valore di g è lo stesso per tutti gli oggetti che si trovano nella stessa regione limitata di spazio, vicina alla superficie della Terra. Invece \(\vec g\) varia spostandosi da luogo a luogo (è maggiore ai Poli e minore all’Equatore, è maggiore al livello del mare e minore in alta montagna), ma rimane la stessa per tutti i corpi che si trovano vicini tra loro.

    Come altro esempio, un aereo in decollo ma con le ruote ancora sulla pista, almeno per un certo tratto, si muove di moto rettilineo uniformemente accelerato.

    La verifica sperimentale delle leggi che descrivono il moto rettilineo uniformemente accelerato si può effettuare con lo stesso apparato sperimentale visto nel paragrafo precedente. Questa volta, però, per ottenere un’accelerazione costante la guida su cui si muove il carrello è inclinata, in modo da permettere alla forza-peso di agire, accelerando il carrello verso il basso.

    Come si vede (compatibilmente con gli errori sperimentali):

    il grafico velocità-tempo rilevato dal sensore è, come previsto, una retta. Come ulteriore conferma, il grafico spazio-tempo è una parabola.
       

     

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    Figura 5

    Grafico velocità-tempo e distanza percorsa.
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    Figura 6

    L’area in azzurro rappresenta la distanza percorsa.
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    Figura 7

    Grafico spazio-tempo del moto uniformemente accelerato con partenza da fermo.

    esempio

    Un piombino è lasciato cadere da fermo.

    Quale distanza percorre in un intervallo di tempo di 0,35 s?

    In questo casi si utilizza la formula (6) con a uguale all’accelerazione di gravità g; si ottiene:

    \[s=\frac{1}{2}g{t^2}=\frac{1}{2} \times \left( {9,\!8\rm{\frac{m}{{{s^2}}}}} \right) \times \rm{(0,\!35 \,s)^2}=0,\!60 \,\rm{m}.\]

    In 0,35 s il piombino cade di 0,60 m.


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    Il moto rettilineo uniformemente accelerato (forza costante)

    Matematica

    La distanza e l’integrale definito

    Consideriamo un moto rettilineo vario, cioè che avviene con velocità variabile.

    Per esempio, il grafico velocità-tempo della figura sotto rappresenta la velocità v (t) di un atleta che corre su una strada rettilinea.

    Vogliamo determinare il valore della distanza Δs percorsa dall’atleta durante il suo moto tra l’istante t1 e l’istante t2.

    Se il valore della velocità fosse costante e uguale a v, la distanza percorsa dal corridore nel suo moto sarebbe

    Δs = vΔ t = v ( t2t1)

    Nel corrispondente grafico velocità-tempo il prodotto v (t2t1) rappresenta l’area del rettangolo di altezza v e base (t2t1).

    Siccome sappiamo calcolare le distanze soltanto nel caso di un moto con velocità costante, approssimiamo il moto della prima figura con un altro moto, più semplice da studiare, in cui l’atleta si muove con velocità costante v1 per un primo intervallo di tempo Δt1, poi cambia bruscamente velocità fino al un secondo valore v2, che mantiene per un altro intervallo di tempo Δt2, e così via.

    Il grafico di questo moto approssimato è rappresentato nella figura sotto.

    Grazie a questa procedura, siamo in grado di dare un valore approssimato alla distanza percorsa dal corridore durante il suo allenamento: è la somma delle quattro distanze Δs1, ..., Δs4 che possiamo calcolare nei quattro tratti percorsi a velocità costante.

    Indichiamo questa distanza approssimata con il simbolo Δs(4) per sottolineare che è ottenuta approssimando il moto reale con quattro tratti a velocità costante:

    \[\begin{align} \Delta s(4) &=\Delta {s_1}{\rm{ + }}\Delta {s_2}{\rm{ + }}\Delta {s_3}{\rm{ + }}\Delta {s_4}=\sum\limits_{k = 1}^4 \Delta {s_k}\\ &={v_1}\Delta {t_1}{\rm{ + }}{v_2}\Delta {t_2}{\rm{ + }}{v_3}\Delta {t_3}{\rm{ + }}{v_4}\Delta {t_4}=\sum\limits_{k = 1}^4 {{v_k}} \Delta {t_k}. \end{align}\]

    In analogia a quanto detto prima, il valore di questa sommatoria ha un’interpretazione geometrica chiara: è la somma delle aree dei quattro rettangoli di basi Δt1, Δt2, ... e di altezze rispettivamente v1, v2, ... (figura seguente).

    Certamente questo calcolo non fornisce un valore abbastanza preciso della distanza Δs; però la precisione del calcolo si può aumentare quanto si vuole scegliendo di approssimare il moto con un numero più grande di intervalli percorsi a velocità costante.

    Per esempio, la figura seguente mostra che, raddoppiando il numero di intervalli, la linea rossa che descrive il moto con tratti di velocità costanti approssima meglio la linea azzurra del moto reale.

    Così, anche il calcolo approssimato della distanza si avvicina di più al valore corretto.

     

    Consideriamo allora il caso in cui il moto dell’atleta è approssimato usando n tratti a velocità costante e indichiamo con Δs (n) il valore della distanza corrispondente; generalizzando le formule scritte in precedenza nel caso n = 4, otteniamo:

    \[\begin{align} \Delta s(n) &= \Delta {s_1}{\rm{ + }}\Delta {s_2}{\rm{ + }}...{\rm{ + }}\Delta {s_n}=\sum\limits_{k = 1}^n \Delta {s_k}\\ &={v_1}\Delta {t_1} + {v_2}\Delta {t_2}{\rm{ + }}...{\rm{ + }}{v_n}\Delta {t_n}=\sum\limits_{k = 1}^n {{v_k}} \Delta {t_k} \end{align}\]

    Aumentando il numero n di suddivisioni, la precisione del calcolo è via via crescente. Tuttavia, fino a che n è un numero finito, rimane sempre una differenza tra il valore approssimato Δs (n) e il valore Δs che vogliamo calcolare.

    Quindi, per concludere il calcolo occorre fare crescere il numero di suddivisioni all’infinito; solo in questo modo la curva a tratti orizzontali approssima arbitrariamente bene la curva continua del grafico velocità-tempo. Così il valore di Δs si ottiene dal valore di Δs (n) quando n diventa infinitamente grande (e quindi tutti gli intervalli di tempo Δt1, Δt2, ... diventano infinitamente piccoli).

     In questo caso, ciascuno dei rettangoli che fornisce la distanza percorsa in un singolo intervallo di tempo Δtk, con velocità costante vk, diventa «infinitamente stretto» (figura a lato).

    La somma delle aree di questi (infiniti) rettangoli non è altro che l’area della parte di piano compresa tra l’asse delle ascisse, il grafico velocità-tempo e gli istanti di tempo t1 e t2 (figura seguente).

    Dal punto di vista matematico l’aumento indefinito del numero di intervalli si esprime con la scrittura

    \[\Delta s\;{\rm{ = }}\mathop {\lim }\limits_{n \to {\rm{ + }}\infty } \Delta s\left( n \right)\;{\rm{ = }}\mathop {\lim }\limits_{n \to {\rm{ + }}\infty } \sum\limits_{k = 1}^n \Delta {s_k}\;{\rm{ = }}\mathop {\lim }\limits_{n \to {\rm{ + }}\infty } \sum\limits_{k = 1}^n {{v_k}} \Delta {t_k}.\]

    dove il simbolo \(\mathop {\lim }\limits_{n \to {\rm{ + }}\infty } \) si legge «limite per n che tende a più infinito». Il calcolo di questo limite si ottiene mediante un procedimento che si chiama «integrale definito» e si scrive come

    \[\Delta s\;{\rm{ = }}\mathop {\lim }\limits_{n \to {\rm{ + }}\infty } \sum\limits_{k = 1}^n {{v_k}} \Delta {t_k}\;{\rm{ = }}\int_{{t_1}}^{{t_2}} v \left( t \right)dt.\]

    Anche diverse altre grandezze (tra cui il lavoro di una forza variabile e quello compiuto da una trasformazione termodinamica) sono date dall’area di una parte di piano in un sistema di riferimento opportuno.

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