Capitolo Le forze e i moti

Il moto circolare uniforme

Pensiamo alla stazione orbitale ISS (International Space Station), che percorre un’orbita praticamente circolare a 350 km dalla superficie terrestre (figura 13). In ogni punto A della sua traiettoria, per inerzia la stazione tenderebbe a continuare il suo moto nella direzione e nel verso del vettore velocità istantanea \({\vec v_A}\); però su di essa agisce continuamente la sua forza-peso che, per il secondo principio della dinamica, provoca una continua accelerazione in direzione perpendicolare a \({\vec v_A}\).

Come risultato complessivo di queste due tendenze, il moto della stazione ISS può essere descritto (almeno in prima approssimazione) con il modello del moto circolare uniforme.

Il moto circolare uniforme descrive un punto materiale che percorre una traiettoria circolare mantenendo costante il modulo del vettore velocità istantanea.

Chiamiamo raggio vettore \(\vec r\) il vettore che in ogni istante congiunge il centro della traiettoria circolare con il punto in cui si trova il corpo in movimento.

Nel moto circolare uniforme il raggio vettore che individua un punto A della circonferenza è sempre perpendicolare alla velocità istantanea del moto nello stesso punto A (figura 14).

 

 

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Figura 13

La forza-peso mantiene la stazione ISS in orbita circolare attorno alla Terra.
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Figura 14

Nel moto circolare uniforme i vettori \(\vec r\) e \(\vec v\) relativi allo stesso punto sono perpendicolari.

approfondimento

In orbita a 350 km dalla Terra il peso della ISS è circa il 90% di quello che la stazione avrebbe se si trovasse sul suolo terrestre.


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Il moto circolare uniforme

Il periodo e la frequenza

Il moto circolare uniforme è un esempio di moto periodico.

Si definisce periodico un moto che si ripete sempre uguale dopo un intervallo di tempo T, che si chiama periodo del moto.

Nel moto circolare uniforme il periodo è la durata di un giro completo della traiettoria circolare.

Altri esempi di moti periodici sono l’oscillazione di un’altalena ideale (che non risente degli attriti) o il movimento di una palla perfetta che, lasciata cadere da una certa altezza, continua a rimbalzare giungendo sempre alla stessa altezza.

In un moto periodico:

si definisce frequenza f del moto il numero di periodi che il moto compie nell’unità di tempo.

Facendo l’esempio del moto circolare uniforme, se un corpo percorre un giro completo nel tempo T = 0,5 s, la sua frequenza risulta f = 2 s−1; se la frequenza del moto è f = 0,25 s−1, se ne deduce che il periodo è T = 4,0 s.

Generalizzando questi esempi capiamo che in tutti i moti periodici (compreso quello circolare uniforme) il legame tra frequenza f e periodo T è dato dalla relazione:

\[ {f}\;=\;{\frac{1}{T}} \]

Dalla formula qui sopra si capisce che nel Sistema Internazionale la frequenza si misura in s−1 (o in 1/s). A questa unità è stato dato il nome hertz (simbolo Hz) in onore del fisico tedesco Heinrich Rudolf Hertz (1857-1894).


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Il moto circolare uniforme

Il modulo del vettore velocità

Nel moto circolare uniforme il modulo v della velocità è costante, cioè uguale in ogni punto. Allora il valore di v può essere ottenuto come nel moto rettilineo uniforme, calcolando il rapporto tra la distanza percorsa e l’intervallo di tempo impiegato.

Se il raggio della traiettoria circolare è r e il periodo del moto è T, risulta comodo scegliere come distanza percorsa la lunghezza 2πr della circonferenza e come durata il periodo T necessario per descrivere l’intera circonferenza; quindi risulta:

\[ {v}\;=\;{\frac{\mathrm{\Delta}{s}}{\mathrm{\Delta}{t}}}\;=\;{\frac{{2}{\rm\pi}{r}}{T}} \]

Dal momento che 1/T = f, questa formula può essere riscritta anche come

\[ {v}\;=\;{\frac{{2}{\mathrm\pi}{r}}{T}}\;=\;{2}{\mathrm\pi}{r}{\frac{1}{T}}\;=\;{2}{\mathrm\pi}{rf} \]

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Il moto circolare uniforme

Matematica

La gittata massima

Per studiare la gittata di un proiettile che si muove di moto parabolico (cioè sotto l’azione della forza-peso, ma trascurando l’attrito con l’aria) scegliamo di lavorare, come nel paragrafo precedente, in un sistema di riferimento in cui l’origine O coincide con il punto da cui il proiettile è lanciato.

Sappiamo che, in tal caso, la traiettoria del proiettile è descritta dall’equazione

\[y=\frac{{{v_y}}}{{{v_x}}}x-\frac{1}{2}\frac{g}{{v_x^2}}{x^2}\]

La gittata corrispondente a questa traiettoria è uguale all’ascissa del punto A (diverso da O) in cui la parabola interseca l’asse delle x (figura sotto).

 

Tale punto è determinato studiando per quale valore di x l’ordinata della traiettoria torna ad annullarsi:

\[y=0,\]

da cui

\[\frac{{{v_y}}}{{{v_x}}}x-\frac{1}{2}\frac{g}{{v_x^2}}{x^2}=0.\]

Da questa equazione si ricava

\[g{x^2}-2{v_x}{v_y}x=0.\]

Si tratta di un’equazione di secondo grado spuria, che può essere risolta raccogliendo l’incognita x a fattore comune e sfruttando il principio di annullamento del prodotto:

\[x(gx-2{v_x}{v_y})=0,\]

da cui

\[{x_1}=0,\;\;\;{x_2}=\frac{{2{v_x}{v_y}}}{g}.\]

La soluzione \(x_{1}=0\) non è interessante, perché indica soltanto il punto O da cui parte il proiettile. Quindi la gittata \(\Delta x\) è data dalla seconda soluzione:

\[\Delta x=\frac{{2{v_x}{v_y}}}{g}.\]

Per determinare le condizioni per le quali si ha la gittata massima è conveniente utilizzare la trigonometria. È possibile esprimere le componenti di \(\vec v\) come

\[\left\{ {\begin{array}{*{20}{l}} {{v_x}=v\cos \alpha }\\ {{v_y}=v\,{\rm{sen}}\,\alpha} \end{array}}. \right.\]

Quindi la gittata può essere riscritta come

\[\begin{align} \Delta x &=\frac{2(v\cos\alpha )(v\,{\rm{sen}}\, \alpha )}{g}= \\ &= \frac{{v^2}(2\,{\rm{sen}}\,\alpha \cos \alpha )}{g}=\frac{{v^2}\,{\rm{sen}}\,2\alpha }{g} , \end{align}\]

dove, nell’ultimo passaggio, abbiamo ricordato l’identità goniometrica

\[ {\mathrm{sen}}\,{2}\mathrm{\alpha}={2}\,{\mathrm{sen}}\,\mathrm{\alpha}\,{\mathrm{cos}}\,\mathrm{\alpha} .\]

Siccome \(v^{2}\) e \(g\) sono costanti, la gittata è massima quando \({\mathrm{sen}}\,2\alpha \) assume il suo valore massimo, cioè 1. Dalla goniometria sappiamo che ciò accade quando l’argomento della funzione seno, cioè l’angolo \(2\alpha \), è uguale a 90°.

Quindi abbiamo dimostrato che la gittata assume il suo valore massimo

\[\Delta x\;{\rm{ = }}\;\frac{{2{v^2}}}{g}\]

quando l’angolo di lancio del proiettile è uguale a 45°.

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Il moto circolare uniforme

Storia della fisica

Galileo Galilei e il metodo sperimentale

 

Come ha fatto Galileo a scoprire che tutti i corpi cadrebbero a terra nello stesso modo, se non ci fosse l’attrito dell’aria? Non è una verità evidente, che sta davanti agli occhi di tutti. Al contrario è un’affermazione che va contro il senso comune: un vaso di fiori che cade dal secondo piano arriva a terra ben prima di una foglia che si è staccata dalla pianta.

Oggi sappiamo che Galileo ha ragione. Robert Boyle lo ha verificato poco dopo la metà del Seicento, mettendo oggetti di peso e forma diversi dentro un tubo nel quale aveva fatto il vuoto, cioè aveva aspirato dell’aria. Capovolgendo il tubo, tutti gli oggetti toccano il fondo nello stesso istante. Anche gli astronauti lo hanno verificato nel 1971 sulla Luna, dove non c’è atmosfera: una piuma e un martello, lasciati cadere dalla stessa altezza, arrivano al suolo contemporaneamente.

Nel Seicento, ai tempi di Galileo, per spiegare la caduta dei gravi si faceva riferimento alla teoria di Aristotele, secondo la quale la velocità di caduta è direttamente proporzionale alla massa del corpo: una pietra di 10 kg sarebbe 10 volte più veloce di un sasso da 1 kg. Galileo ha avuto il coraggio di mettere in dubbio ciò che diceva Aristotele, la cui autorità era all’epoca indiscutibile. Per prima cosa ha demolito logicamente la sua affermazione, inventando un esperimento ideale, il cui risultato porta a una contraddizione.

Immagina di far cadere due oggetti diversi dalla stessa altezza; secondo Aristotele, quando arrivano a terra il più pesante ha una velocità vp maggiore della velocità vl di quello più leggero. Poi immagina di legare i due oggetti insieme con una corda sottile:

  • puoi aspettarti che quello più leggero e lento ostacoli il moto dell’altro e sia tirato da esso. Quindi la velocità comune con cui i due arrivano a terra dovrebbe essere compresa tra vp e vl.
  • Ma si può ragionare in un altro modo: i due oggetti uniti formano un unico corpo, più pesante di ciascuno dei due. Stando così le cose, la velocità comune con cui i due arrivano a terra dovrebbe essere maggiore di vp.

Due ragionamenti diversi ma corretti, entrambi basati sulla teoria di Aristotele, portano a risultati incompatibili tra loro. Ciò è inaccettabile e quindi dobbiamo ammettere che l’idea di partenza è sbagliata. Così, con un esperimento ideale Galileo ha falsificato la teoria. Il passo successivo consiste nell’inventare un nuovo modello che descriva in modo accurato il fenomeno. Ancora una volta Galileo fa ricorso a un esperimento, questa volta reale.

La caduta libera come caso limite del piano inclinato

L’esperimento ha lo scopo di verificare l’ipotesi che i corpi cadano con accelerazione costante, cioè aumentino la velocità in modo direttamente proporzionale al tempo. Tuttavia i mezzi tecnici a sua disposizione non gli permettono di misurare la velocità istantanea. Mentre per valutare le lunghezze gli basta un metro, misurare con precisione i brevi intervalli di tempo necessari ai corpi per toccare terra costituisce un problema.

Allora, visto che il moto di caduta libero è troppo veloce per essere studiato, Galileo realizza la caduta libera al rallentatore grazie a un piano inclinato, ben levigato per ridurre l’attrito, su cui rotola una sfera di bronzo, che può quindi raggiungere il suolo in tempi più lunghi, misurabili con gli strumenti a sua disposizione. Inoltre, l’attrito con l’aria non modifica in modo apprezzabile il moto della pesante sfera di bronzo.

L’apparato sperimentale è composto da:

  • un piano inclinato con una scanalatura;
  • un regolo (cioè un metro) di ottone suddiviso in intervalli uguali;
  • una sfera di bronzo;
  • un orologio ad acqua. Il tempo di caduta della sfera è ottenuto pesando la quantità d’acqua che, durante la discesa della sfera lungo il piano, fuoriesce da un secchio attraverso un sottile cannello e si raccoglie in un recipiente posato sul piatto di una bilancia.

Galileo misura il tempo di caduta della sfera per diverse lunghezze del percorso. Poi, confrontando tempi di discesa e lunghezze, verifica che esiste una proporzionalità diretta fra le distanze percorse Δs e i quadrati dei corrispondenti intervalli di tempo (Δt)2; questo è vero per diverse inclinazioni del piano e anche quando cambia la massa la composizione della sfera:

\[ \mathrm{\Delta}{S}=\frac{1}{2}\mathrm{\alpha}{\left({\mathrm{\Delta}{t}}\right)}^{2}. \]

Da ciò arriva alla formulazione di una legge generale sul moto di caduta libera, che vale anche al limite quando il piano inclinato è in posizione verticale. Tradotta in parole, la legge afferma che, se non ci fosse l’attrito con l’aria, tutti i corpi cadrebbero con un moto uniformemente accelerato.

Il metodo sperimentale

Galileo è stato un rivoluzionario. Ha avuto il coraggio di mettere in dubbio ciò che i suoi contemporanei ritenevano ovvio e soprattutto ha inventato il metodo sperimentale, su cui si fonda la scienza. Secondo questo metodo, un’affermazione è vera se è verificata dagli esperimenti e non se si basa sul principio di autorità («l’ha detto Aristotele»). Gli esperimenti sono il banco di prova di un modello o una teoria: fino a quando la verificano, la teoria è vera; basta un solo esperimento che la contraddica per renderla falsa. Ripercorriamo i passi del metodo sperimentale, facendo riferimento alla caduta dei gravi.

  1. Osservazione di un fenomeno: tutti i corpi cadono e il loro moto verso il basso è influenzato dall’attrito dell’aria.
  2. Scelta delle grandezze fisiche per descriverlo: lunghezza, tempo, velocità, accelerazione.
  3. Formulazione di un’ipotesi: se l’attrito con l’aria è trascurabile, i corpi cadono con accelerazione costante.
  4. Esperimenti per verificare l’ipotesi: misura della relazione fra tempi e lunghezze nella caduta dal piano inclinato, caduta libera come piano inclinato a 90 gradi in condizioni tali che l’attrito sia trascurabile. Se gli esperimenti contraddicono l’ipotesi, occorre scartarla, inventarne una nuova e ripetere il ciclo.
  5. Enunciazione della legge sperimentale:
\[ \mathrm{\Delta}{S}=\frac{1}{2}\mathrm{\alpha}{\left({\mathrm{\Delta}{t}}\right)}^{2}. \]

Le leggi sperimentali costituiscono delle conoscenze particolari che sono poi integrate in strutture logiche più complete, le teorie fisiche. Per esempio, la legge di caduta dei gravi può essere dedotta a partire dai princìpi della dinamica, che sono le leggi su cui si basa tutta la meccanica.

Le teorie, infatti, sono costruite in modo da permettere di derivare dai loro assiomi tutte le leggi sperimentali note in un certo ambito della fisica. L’accordo con le leggi sperimentali conferma la teoria.

Proprio come dice Galileo nella citazione iniziale: questo è il metodo delle scienze che utilizzano le dimostrazioni matematiche, così fanno gli studiosi della prospettiva (perspettivi), gli astronomi, gli ingegneri (mecanici), i musici e altri che, con gli esperimenti (sensate esperienze) confermano i loro princìpi, su cui si fonda tutta la costruzione teorica successiva.

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