La misura
Le leggi sperimentali
Si racconta che Galileo Galilei, mentre si trovava nel duomo di Pisa, alzò lo sguardo e vide il grande lampadario di bronzo in fondo alla navata centrale che stava oscillando. Apparentemente, la durata di quelle lente e piccole oscillazioni restava sempre uguale, nonostante la loro ampiezza diminuisse sempre più. Galileo utilizzò l’unico orologio di cui disponeva, cioè il battito del suo cuore, per misurare la durata di queste oscillazioni e scoprire che era davvero sempre la stessa.
Galileo ha compiuto un esperimento per verificare la relazione fra due grandezze fisiche diverse: l’ampiezza e la durata di un’oscillazione. Ripetiamo questo esperimento con un pendolo.
Il pendolo è costituito da un filo fissato a un sostegno con un peso attaccato alla sua estremità. | Serve un cronometro e un cartoncino graduato per valutare l’ampiezza delle oscillazioni. |
Se spostiamo il pesetto dalla posizione di equilibrio e lo lasciamo libero, questo comincia a oscillare con un moto che si ripete nel tempo con le stesse caratteristiche:
il periodo del pendolo è l’intervallo di tempo impiegato a compiere un’oscillazione completa (avanti e indietro), cioè a tornare nella posizione iniziale.
Per piccole oscillazioni (dell’ordine di un decimo della lunghezza del filo), si verifica sperimentalmente l’isocronismo delle oscillazioni del pendolo: osserviamo cioè che, entro le incertezze sperimentali, la durata delle oscillazioni è indipendente dalla loro ampiezza, cioè rimane sempre la stessa anche se l’ampiezza delle oscillazioni diminuisce.